...: Capo...
...: Che c'è?
...: Quel tale chiede istruzioni.
...: Quale tale?
...: Quello, quel tale che sta divorziando.
...: Ancora lui? Ma insomma, non mi sono spiegato?
...: Si, Capo, ma lui insiste.
...: Senti, Michele non mi scocciare. Cosa c'è di difficile da capire?
Visualizzazione post con etichetta Racconti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Racconti. Mostra tutti i post
giovedì 11 giugno 2015
domenica 8 febbraio 2015
Ti amo e non ti amo. Ti odio e non ti odio.
Ti amo?
Oh si! Come l'aria, la luce, la vita.
Ti odio? Con tutto me stesso, dal profondo delle mie viscere, come non avrei mai creduto di poter odiare.
Amo te? No, non amo te, eppure ti amo.
Oh si! Come l'aria, la luce, la vita.
Ti odio? Con tutto me stesso, dal profondo delle mie viscere, come non avrei mai creduto di poter odiare.
Amo te? No, non amo te, eppure ti amo.
lunedì 1 luglio 2013
Caino era vegetariano
Per rispetto delle antiche tradizioni,
anzitutto. Perchè quando Dio creò il Giardino delle Delizie, diede
ad Adamo in cibo ogni erba che produce seme e ogni albero che produce
frutto.
Quando i progenitori furono cacciati,
il padre andò ramingo per la terra che si era fatta avara e
produceva cardi e spine e preso dalla fame gustò la carne dei
viventi. Se Caino fosse stato al posto di suo padre, non si sarebbe
fatto imbrogliare, non avrebbe mangiato del frutto proibito.
venerdì 24 maggio 2013
Pornoflauta
Chiudo la bottega e mi avvio al metrò:
dietro mi porto l'odore della colla e del legno e la nostalgia del
lavoro che amo e che accetto di sospendere solo provvisoriamente per
esaurimento fisico e mentale. Ho bisogno di andare a casa, mangiare,
lavarmi, riposare.
Lungo i binari umanità varia si ignora
reciprocamente, tesa all'unico obiettivo di prendere al volo il primo
treno, sciamare per le scale in fretta verso casa. I vagoni non sono
eccessivamente affollati ma non per tutti c'è posto a sedere così
sto in piedi. Tra i fortunati che sono seduti una ragazza quasi
bionda, slavata, senza reggiseno sotto la camicia leggera, il seno
piccolo, un po' cadente spinge grandi capezzoli che traspaiono
puntigliosi. Legge, distratta, indifferente a tutti, oltre, forse,
altéra, assente.
venerdì 22 febbraio 2013
Dichiarazioni Anticipate di Trattamento
Ho depositato le mie Dichiarazioni
Anticipate di Trattamento. Sono tranquillo: non mi attaccheranno ad
un respiratore per torturarmi all'infinito. Rimugino soddisfatto.
Mio nipote credo che mi abbia fatto
interdire o si è fatto nominare mio tutore o che ne so. So per certo
che ha messo gli occhi sui miei soldi. Sta di fatto che mi ha messo
in casa una badante moldava, Irina, una ragazza giovane, avrà venti
o trenta anni. Una bella ragazza, di quella bellezza energica,
muscolare che le donne italiane non hanno più.
Mi prepara da mangiare. Talvolta mi
accompagna al parco. Mi aiuta ad entrare in doccia. Le ho fatto
capire che ho un bisogno tra le gambe ma lei si è risentita e ha
girato la testa dall'altra parte. Cosa dovrei farmene di una donna in
casa se non pensa a soddisfare quello? Da quando non uso più l'auto,
non posso più caricarmi le bellezze che passeggiano sul Terraglio.
Resta la televisione ma è ben poca cosa.
domenica 10 febbraio 2013
Surge et Extende
Prima Scena: il palcoscenico è vuoto, alle pareti spoglie sono appoggiate panche di pietra.
Sulla panca di destra sono seduti un mendicante e un servo, su quella di sinistra un pescatore e un intellettuale.
Il mendicante si alza e si porta al centro della scena, dove comincia a parlare guardando per terra, come riflettendo tra sé.
Il Mendicante:
Noi siamo un popolo dalla dura cervice che si smarrisce lungo le proprie strade e Lui è un Dio geloso che punisce le colpe dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione.
Chi abbia peccato dei miei padri non lo so, so che sono nato con la mano paralizzata, manum aridam. L'Altissimo è giusto e misericordioso e vero è il suo giudizio, lo so e ho studiato la sua legge con il massimo impegno per tutta la vita. Nessuno insegna la Torah ad un peccatore e massimamente nessuno la insegna ad un peccatore povero, pertanto ho dovuto fare da me, ascoltando avidamente chi parla alla sinagoga o di nascosto le lezioni dei rabbi ai figli dei sacerdoti.
Sulla panca di destra sono seduti un mendicante e un servo, su quella di sinistra un pescatore e un intellettuale.
Il mendicante si alza e si porta al centro della scena, dove comincia a parlare guardando per terra, come riflettendo tra sé.
Il Mendicante:
Noi siamo un popolo dalla dura cervice che si smarrisce lungo le proprie strade e Lui è un Dio geloso che punisce le colpe dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione.
Chi abbia peccato dei miei padri non lo so, so che sono nato con la mano paralizzata, manum aridam. L'Altissimo è giusto e misericordioso e vero è il suo giudizio, lo so e ho studiato la sua legge con il massimo impegno per tutta la vita. Nessuno insegna la Torah ad un peccatore e massimamente nessuno la insegna ad un peccatore povero, pertanto ho dovuto fare da me, ascoltando avidamente chi parla alla sinagoga o di nascosto le lezioni dei rabbi ai figli dei sacerdoti.
domenica 3 febbraio 2013
Neppure Undici Minuti
Neppure Undici Minuti (Femminicidio #21)
Fili, recordare quia recepisti bona in
vita tua,
et Lazarus similiter mala:
nunc autem hic consolatur,
tu vero cruciaris.
Luca 17,25
“Una mattina il ragazzino le si
avvicinò, chiedendole in prestito una penna. Maria non rispose,
assunse un'aria alquanto irritata per l'inatteso abbordaggio e
accelerò il passò. La penna era stata soltanto un pretesto per
parlarle, perché quando lui si era avvicinato, Maria ne aveva notata
una nella sua tasca.”*
Nello stesso istante, seguendo il suo
sguardo, anche lui aveva visto la penna e si era vergognato come un
ladro. Non aveva più il
coraggio per avvicinarla, ogni volta che la guardava rivedeva la penna
spuntare beffarda dal suo taschino e sentiva la terra sprofondargli
sotto i piedi. Aveva impiegato settimane per trovare il coraggio di
avvicinarla, gli sarebbero serviti anni per dimenticare.
domenica 27 gennaio 2013
Agostino nella polvere
Il sergente dei Marines Dwayne Miller è in Afghanistan da
quasi un anno e comanda una squadra di dieci uomini nella provincia di Helmand,
distretto Nawa-i-Barack Zayi.
Si è arruolato da quattro anni dopo aver sentito parlare un
reclutatore nel cortile del fast food dove lavorava, stanco della vita che
faceva, delle amicizie, della famiglia. Con una grande rabbia dentro, perché la
sera prima sua madre era finita ancora una volta in ospedale picchiata dall’ultimo
dei suoi boy friends. Sembrava che Christine, sua madre, avesse uno speciale
sensore per attaccarsi agli uomini sbagliati. Venti anni prima si era attaccata
al padre di Dwayne, che l’aveva lasciata prima ancora che lui nascesse e che
non aveva mai conosciuto. Poi uno dopo l’altro, fuori uno dentro l’altro come al Luna Park.
giovedì 17 gennaio 2013
Femminicidio #20
La lesbica e l'ombrello
I quotidiani di questa mattina applaudivano al coraggio di
Jodie Foster, la quale l’altra sera, alla consegna del Golden Globe, ha fatto
outing, cioè ha raccontato a tutti che lei è lesbica.
Per essere precisi avrebbe dovuto dire che lei è lesbica
potenziale, in quanto essendo al momento single non può strusciarsi tetta
contro tetta, lingua su lingua e lingua su sesso, pelle morbida su pelle
morbida. Al momento lei può solo dire che sarebbe eventualmente attratta da
tali manifestazioni d’amore, ma deve limitarsi a salutare e ringraziare la sua
ex compagna e a raccogliere applausi, sorrisi, congratulazioni, commozione, lacrime.
Banda di deficienti! Come se servisse un qualche coraggio per dire: io sono
lesbica. Ma vai a dar via il culo, mi verrebbe da dire con altrettanto coraggio.
domenica 13 gennaio 2013
Diserzione #1
Dove c'era il mare, Marghera, è
terraferma, industria, porto, ferrovia, quartieri popolari, degrado,
rinascita e orgoglio.
Marghera è il nuovo che attacca il
vecchio e dopo la sconfitta affonda in fanghi radioattivi.
Seguendo binari dismessi, tra aree
industriali abbandonate o mai edificate, si scoprono campeggi semi
provvisori o quasi definitivi, multietnici e disperati.
George viene dal Ghana, ha due
cicatrici sulla guancia per significare che è cristiano. Tarchiato,
dal volto rispettoso, deciso a vivere onestamente l'avventura di
questa vita. Il prete grasso con la barba me l'ha affidato perché io
lo riaccompagni a casa.
domenica 6 gennaio 2013
Femminicidio #19
Il disertore
Ebbene basta, non ne posso più, mi
sono davvero rotto di tutte le vostre minchiate, me ne vado.
Non ne posso più dei poveri che,
quando costruiscono, si affannano per arricchire i ricchi ma quando
distruggono, distruggono tutto.
Non ne posso più delle donne
presuntuose e stupide che si masturbano domandandosi se sia meglio
avvocato, avvocata o avvocatessa.
C'è una baracca lassù tra le rocce e
le nevi. Con me l'essenziale. Coprirsi. Mangiare. Pensare.
martedì 1 gennaio 2013
Femminicidio #18
Cara
Feminoska
Grazie per
aver commentato il mio Femminicidio #16.
Captatio benevolentiae: in realtà davvero non
capisco come fai a non capire e a commentare in modo che proprio non ci azzecca nulla.
Allora, guarda, faccio un altro sforzo perché sono convinto che la violenza
comincia dove finisce la comunicazione e dove non si parla più. In un certo senso è vero
quello che dici: la violenza sulle donne nasce da una cultura che insegna a non
vederle come persone, nel senso che non insegna il dialogo. Perché se una donna
è una persona ci parli, se ci parli non puoi considerarla un oggetto. Quando
finisci di parlare, quando non capisci qualcuno, inizia la violenza anche se
al momento è una violenza sopita, prima
o poi verrà fuori in tutta la propria cattiveria e prepotenza.
domenica 30 dicembre 2012
Femminicidio #16
Com'è un campo di concentramento giapponese? Gianna se lo domanda mentre cerca l'ispirazione per scrivere qualcosa sul femminicidio.
In India hanno ucciso una giovane donna. Stuprata da sei uomini, su un autobus. Davanti agli occhi del fidanzato. Poi gettata giù in strada, come un animale.
Lei, Gianna, in un campo di concentramento giapponese c'era stata, quando suo padre rifiutò di aderire alla Repubblica di Salò. Strana storia: andare in Giappone per scappare al fascismo ed essere internati per essersi rifiutati di aderire all'ultimo sussulto della dittatura. Cosa c'entra con lo stupro di Damini? Proprio nulla, ma a lei quella domanda ronza nella testa e non se ne va, come la mosca impazzita che sbatte contro il vetro della stanza.
In India hanno ucciso una giovane donna. Stuprata da sei uomini, su un autobus. Davanti agli occhi del fidanzato. Poi gettata giù in strada, come un animale.
Lei, Gianna, in un campo di concentramento giapponese c'era stata, quando suo padre rifiutò di aderire alla Repubblica di Salò. Strana storia: andare in Giappone per scappare al fascismo ed essere internati per essersi rifiutati di aderire all'ultimo sussulto della dittatura. Cosa c'entra con lo stupro di Damini? Proprio nulla, ma a lei quella domanda ronza nella testa e non se ne va, come la mosca impazzita che sbatte contro il vetro della stanza.
mercoledì 26 dicembre 2012
Femminicidio #15
Marina guarda la laguna dal settimo
piano del grattacielo al centro di Mestre. È il
venticinque dicembre del 2042.
Guarda l'orizzonte e pensa a quello che non vede. Non vede il
Palais Lumiere, l'edificio avveniristico che lo stilista Cardin
avrebbe voluto costruire trenta anni prima. Non c'è, perchè in
molti si opposero: perchè avrebbe modificato il paesaggio e perchè
ci sono sempre ragioni per opporsi.
Quel palazzo non costruito è al di là
della storia in un altro mondo.
Laggiù non c'è neppure il campanile
di San Marco. A centoventi anni dal suo primo crollo è caduto
ancora, ma non l'hanno ricostruito, non c'erano più risorse. La prima volta, invece, agli inizi del 1900, le risorse per ricostruirlo c'erano. Vedi un po'!
giovedì 20 dicembre 2012
Femminicidio #14
In questi giorni hanno arrestato un
cinese, nella mia città. Uno proprio ricco, aveva un grande giro, ho
letto.
Sembra che facesse soldi in due modi.
Modo uno: con l'immigrazione
clandestina. Il clandestino sarebbe uno che odia la luce del giorno
perciò sta qui tra noi senza le carte oppure ci arriva con carte
false e poi in qualche modo si sistema. Il Pan, che sarebbe il nome
del cinese arrestato, forniva a questi amanti dell'oscurità
indirizzi dove fingevano di avere la residenza e carte che
dimostravano che essi tenevano un lavoro regolare qui in Italia.
Femminicidio #13
Mi so' figio unico.
Nel senso che go quatro sorele, una
mare, una neoda e il vecio z'è sempre fòra.
Perciò le me coccola e le me vissia: a
taola le me serve par primo, magno quel che vogio a le me parecia
cafè e dolzetto.
Non che la cosa me dispiassa, ansi. In
ogni caso sarìa pronto a farne de manco.
Me cousin, la zò downtown, el sparecia
e el lava anca le scodele. No sèmo miga trulli, savemo ben mettàre
el detersivo sora 'na spugna, la spugna sul tegàme, el tegàme sotto
l'aqua e dopo sugarlo col strofinasso.
mercoledì 19 dicembre 2012
Femminicidio #12
Birba:
«Che
ci facciamo qui?»
Amico:
«Niente!»
B:
«Fino
a quando dobbiamo restare?»
A:
«Non
so. Fino a quando si spegnerà il sole, temo. O quando l'universo
collasserà.»
B:
«Fino
a quando il sole si spegnerà? Ci
vorranno milioni di anni!»
A:
«Hai
di meglio?»
B:
«E
cosa facciamo?»
A:
«Niente!»
B:
«Niente
per milioni di anni?»
A:
«Niente.
Parliamo. Pensiamo. Ragioniamo. Forse. Nient'altro»
B:
«Niente
per milioni di anni, qui tutti nudi, in questa penombra senza sole,
su questa piazza grigia senza orizzonti! Possiamo almeno raccontarci
qualche barzelletta? Indovinelli? Storie?»
A:
«Oh,
sì, certo. Dopo qualche secolo però le barzellette, gli indovinelli
e le storie le conosci
tutte, e resteranno
ancora millenni e millenni di
attese senza fine»
B:
«Potremmo
guardare le donne nude, almeno?»
domenica 16 dicembre 2012
Femminicidio #11
Rabindra girò tra le mani i
sandali di corda che aveva aggiustato e ne rimase soddisfatto. Poi li calzò per
vedere se si adattavano bene ai piedi o se gli davano qualche fastidio.
Infine si alzò, completamente
nudo nel freddo sole dell’Himalaya. Quei sandali di corda erano il suo vestito
da almeno cinque anni. Si stupì di andarne fiero, come se si fosse servito
direttamente da Gucci o Armani. Poi prese la forcola e si avviò al lavoro
quotidiano.
Più o meno cinque anni. Sì,
grosso modo, perché per lui il tempo non ha mai avuto un grande significato. Un
anno o un secondo non contano nulla di fronte all’unico istante nel quale
comprendi il senso della tua vita. Aveva contato in modo approssimativo gli
anni riandando con la memoria agli inverni passati e al nome che aveva dato a
ciascuno: il gran freddo, i vagabondi, gli uccelli affamati, la neve sottile, la
prima strada.
sabato 15 dicembre 2012
Femminicidio #10
Giacomo guardò il miscelatore della
doccia e si domandò se l'avrebbe girato verso il bollino blu, a
destra, o verso quello rosso, a sinistra.
Era rientrato tutto infreddolito quella
sera di Dicembre e pregustava una bella doccia calda.
Nel valutare la direzione del
miscelatore entravano in gioco, ovviamente, tante considerazioni. Un
filo, lungo forse, anche non troppo diretto magari, ma certo
tuttavia, legava quel miscelatore alla deforestazione dell'Amazzonia,
per esempio.
venerdì 14 dicembre 2012
Femminicidio #9
Tutte le commesse sono infuriate per
l'apertura domenicale dei supermercati.
Sembra una questione di genere: si
trovano a protestare e sono tutte donne.
In generale ragazze giovani, ma a volte
con qualche anno in più.
Agata ha cinquantadue anni, corpo
tozzo, capelli castani. Una antica bellezza le risplende ancora negli
occhi e sulle labbra.
Deve lavorare. Ne farebbe volentieri a
meno ma la ditta di trasporti del marito non rende abbastanza per
essere tranquilli.
Perciò lavora come cassiera al
supermercato.
Iscriviti a:
Post (Atom)