giovedì 5 agosto 2021

 II

Posso almeno insegnarti i rudimenti del mestiere, le regole del ramingare, l'itinerario del ritorno.

Lanza del Vasto, Principi e Precetti

 

There was a time when meadow, grove and stream

The earth, and every common sight,

to me did seem

Apparell'd in celestial light,

The glory and freshness of a dream.

It is not now as it has been of yore 

...

Though nothing can bring back the hour

Of splendour in the grass, of glory in the flower;

We will grieve not, rather find

Strenght in what remains behind

W.Wordsworth,   1780-1850, Ode

(C'è stato un tempo quando il bosco, la riva e il prato,/la terra ed ogni cosa comune/mi sembravano/ rivestiti di luce celestiale/ la gloria e freschezza di un sogno. Oggi non è più come fu un tempo ...  Se non possiamo restituire / all'erba il suo splendore, la gloria al fiore; / Non non ci dorremo, piuttosto / godremo di quel che resta)

Struggente il film di Elia Kazan, Lo Splendore dell'Erba. 

Quando cerchiamo qualcosa è perchè una volta almeno lo abbiamo trovato. Ci manca ciò che abbiamo perduto. C'è nell'uomo, in ogni uomo, la nostalgia di una felicità perduta.

Ma a questo dato di fatto si può rispondere in modo diverso. Si può accettare che sia passata la gloria del mondo, la felicità, la gioia. Rassegnarsi all'inverno, alle imposte chiuse, al grigiore e al silenzio. Oppure intraprendere il viaggio del ritorno.

È una scelta.

Wordsworth suggerisce la prima. In compagnia di tanti "saggi".

Lanza del Vasto la seconda. Non da solo, certo. Il ritorno all'origine è presente in molte religioni e fedi. 

In Lanza tuttavia per ritorno si intende qualcosa di specifico: ritorno all'evidenza, il superamento dello stato artificiale e ingannevole della civiltà occidentale. Mentre con il trattato Mussolini-Laval (7 Gennaio 1935) la Francia dà il via libera al colonialismo italiano (per fare un esempio) Lanza indica la necessità di tornare a mettere i piedi per terra, alla verità come "adequatio rei et intellectus", dove il primato sta alla cosa, non all'intelletto. 

Le regole del ramingare oppongono la cosa, la concretezza, la realtà alla logica della politica, alle teorie filosofiche, alle ideologie. Fascismo/nazismo e comunismo sembrano invincibili, sembrano gli unici attori della storia. Ad essi Lanza non oppone un anti (-fascismo, -nazismo, -comunismo)  ma il realismo, la concretezza dell'essere non come speculazione ma come esperienza.

Ma per tornare alla verità bisogna lasciare la propria casa, le proprie sicurezze, le proprie ideologie e visioni del mondo, e tornare alle cose in sè.

Ci vuole molta presunzione per dire che si possono insegnare le regole del ramingare, l'itinerario del ritorno. "Solo" questo ... ma questo è l'unica cosa che vale nella vita.

È questo che vogliamo imparare. Che Lanza si propone di insegnare.




lunedì 2 agosto 2021

 I

Dura e contrastata vita quella di un pacifico barbone. Ma talvolta la gioia delle fontane  la rischiara  e sempre la grandezza del cielo.

Da molto tempo porto bastone, bisaccia e barba.

A furia di bilanciarmi da un piede all'altro, ho finito col dimenticare ciò che mi hanno insegnato a scuola, col dimenticare ciò che ho letto nei libri.

I pochi pensieri che mi restano, sballottati a lungo nella testa con uno sgradevole rumore, rinsecchiti all'aria e al sole,  si sono ridotti a quasi nulla.

È da imbecilli il dire cose ovvie con gran fervore, e come se le si fosse inventate or ora. Perdona, amico, se ormai non so fare altro.

Altro non so che cose talmente evidenti che un uomo intelligente disdegna dirle, talmente evidenti che la maggior parte degli intelligenti hanno finito col dimenticarle.

Lanza del Vasto, Principi e Precetti I 

Ho letto e riletto questo primo pensiero molte volte da almeno 30 anni. Ed ogni volta è una emozione. Lanza si è convertito da qualche anno, ormai, siamo nel 1935. 

Il principio fondante del suo pensiero, la relazione come sostanza dell'essere (Deus enim est relatio, non autem relativa quia immutabilis) è chiaro, definito.

Ma questa chiarezza si scontra con un mondo che va a rovescio. L'Italia è fascista, la Germania nazista, l'URSS sovietica. I crimini dei regimi totalitari e delle democrazie sono ben noti. Ma non è chiara la via d'uscita.

Il vagabondo non è uno che sa dove andare, Non è neppure uno che sa da dove fuggire. Il vagabondo è forse solo uno che non sa.

Eppure non tutti i vagabondi sono uguali. Per Lanza ci sono delle certezze. O almeno c'è una certezza (la Relazione, appunto). Vagabondare forse è un po' come pregare. Attendere una risposta. Cercare una risposta.

Questi appunti presi vagabodando tra Roma e Bari e conclusi sull'Himalaya, dopo l'ìincontro con Gandhi, sono preghiera, anzitutto. 

Preghiera di un uomo smarrito di fronte alla menzogna di un mondo che pretende di sapere tutto e non vede che va verso la propria distruzione. Preghiera ad un Dio che sembra non rispondere. Da un lato la domanda dell'uomo, dall'altra il silenzio di Dio?

Non del tutto, perchè camminando, bilanciandosi da un piede all'altro, ci si accorge che le risposte ci sono già. Le abbiamo solo dimenticate. Censurate. Derise. Nascoste.

Come nella parabola di Lazzaro, vorremmo che qualcuno tornasse dai morti, magari che Cristo tornasse ad affrontare il calvario, per convincerci. Ma se non ascoltano Mosè e i profeti, non ascolteranno neppure se uno tornasse dai morti.