lunedì 2 agosto 2021

 I

Dura e contrastata vita quella di un pacifico barbone. Ma talvolta la gioia delle fontane  la rischiara  e sempre la grandezza del cielo.

Da molto tempo porto bastone, bisaccia e barba.

A furia di bilanciarmi da un piede all'altro, ho finito col dimenticare ciò che mi hanno insegnato a scuola, col dimenticare ciò che ho letto nei libri.

I pochi pensieri che mi restano, sballottati a lungo nella testa con uno sgradevole rumore, rinsecchiti all'aria e al sole,  si sono ridotti a quasi nulla.

È da imbecilli il dire cose ovvie con gran fervore, e come se le si fosse inventate or ora. Perdona, amico, se ormai non so fare altro.

Altro non so che cose talmente evidenti che un uomo intelligente disdegna dirle, talmente evidenti che la maggior parte degli intelligenti hanno finito col dimenticarle.

Lanza del Vasto, Principi e Precetti I 

Ho letto e riletto questo primo pensiero molte volte da almeno 30 anni. Ed ogni volta è una emozione. Lanza si è convertito da qualche anno, ormai, siamo nel 1935. 

Il principio fondante del suo pensiero, la relazione come sostanza dell'essere (Deus enim est relatio, non autem relativa quia immutabilis) è chiaro, definito.

Ma questa chiarezza si scontra con un mondo che va a rovescio. L'Italia è fascista, la Germania nazista, l'URSS sovietica. I crimini dei regimi totalitari e delle democrazie sono ben noti. Ma non è chiara la via d'uscita.

Il vagabondo non è uno che sa dove andare, Non è neppure uno che sa da dove fuggire. Il vagabondo è forse solo uno che non sa.

Eppure non tutti i vagabondi sono uguali. Per Lanza ci sono delle certezze. O almeno c'è una certezza (la Relazione, appunto). Vagabondare forse è un po' come pregare. Attendere una risposta. Cercare una risposta.

Questi appunti presi vagabodando tra Roma e Bari e conclusi sull'Himalaya, dopo l'ìincontro con Gandhi, sono preghiera, anzitutto. 

Preghiera di un uomo smarrito di fronte alla menzogna di un mondo che pretende di sapere tutto e non vede che va verso la propria distruzione. Preghiera ad un Dio che sembra non rispondere. Da un lato la domanda dell'uomo, dall'altra il silenzio di Dio?

Non del tutto, perchè camminando, bilanciandosi da un piede all'altro, ci si accorge che le risposte ci sono già. Le abbiamo solo dimenticate. Censurate. Derise. Nascoste.

Come nella parabola di Lazzaro, vorremmo che qualcuno tornasse dai morti, magari che Cristo tornasse ad affrontare il calvario, per convincerci. Ma se non ascoltano Mosè e i profeti, non ascolteranno neppure se uno tornasse dai morti.

Nessun commento:

Posta un commento