Questa notte ha piovuto con violenza,
un tuono sembrava venisse da dentro la stanza. Vado a messa nell'aria
fresca del mattino, sotto una pioggerellina rada.
Prendiamo l'autobus tardi, alle 10,40: è strapieno, una donna milanese di 65 anni, piccola e
smilza, si siede con naturalezza sulle ginocchia di un giovane
volontario, un po' imbarazzato. È una che ha vissuto il '68 e
commentiamo che i giovani di oggi sono molto imbachettati. Quella che
sembrava la rivoluzione sessuale ha invertito il proprio corso e per
quanto i giovani diano l'impressione o magari anche a qualche livello
vivano una sessualità meno rigida del passato, di fatto non sembrano
affatto più liberi. Poi parliamo degli anni di piombo e di Letta e
del suo discorso di Domenica. Io dico che è pretestuoso affermare
che per l'Italia oggi l'emergenza sia cambiare la legge elettorale.
Lei chiama in soccorso il marito, discutiamo un cinque minuti e alla
fine lui si rivolge a mia moglie, che al fondo è vero, ho ragione
io, nella sostanza (che m'importa poter scegliere chi mi rappresenta
se tra i vari candidati non ci sono differenze sostanziali?), ma
nella forma ha ragione lui!