mercoledì 21 agosto 2013

Meeting di Rimini: domenica


Contrariamente alle attese siamo entrati senza attese, quando hanno aperto le porte alle 10.30. Messa con il vescovo di Rimini nell'auditorium.
La presidentessa del Meeting ha letto il messaggio di saluto di papa Francesco. Alla fine un lungo applauso, forse troppo scontato e militante.
L'aspetto meno esaltante del Meeting sono i ciellini: il papa nell'enciclica Lumen fidei dice che ogni essere umano è una benedizione per me. Faccio fatica a capire che cosa significhi in questa massa che ti scorre di fianco senza una parola, a volte forse uno sguardo di sfuggita, ma raro e rapido.

Nell'auditorium qualche migliaio di persone, tante ma meno, se non ricordo male, delle ultime edizioni a cui ho partecipato. Non c'è la fila di persone in piedi a accovacciate in ogni angolo.
In ogni caso ammiro il silenzio, l'ordine e anche la determinazione con cui molti si inginocchiano all'offertorio: ragazze volontarie con minigonne striminzite o ragazzi con pantaloncini corti, tra una fila e l'altra delle sedie. E poi l'ordine alla comunione. Sarà un motivo per sperare, almeno questo, la resistenza al consumismo, alla superficialità, una difesa dell'interiorità.

Respiro comunque un clima di delusione, di rassegnazione, forse, come quando il meglio ormai è alle spalle e vivi di nostalgia. Ricordo i primi Meeting trent'anni fa, sembrava ogni anno una battaglia vinta, nella vecchia fiera prima che costruissero l'attuale, con la paranoia per gli attentati e le bombe, quando si veniva in treno e in tenda con zaino e sacco a pelo. Ricordo la polemica se si dovesse fare ogni anno oppure, come suggeriva Robi Ronza se non ricordo male, ogni quattro. Poi il tutto si è irrigidito e irrigimentato, istituzionalizzato. Noi sapevamo che cambiavamo il mondo, la visita di Andreotti era un grande evento. Questo pomeriggio c'è Letta ed è previsto un messaggio di Napolitano, ma non c'è nulla di eccezionale.
Ho la sensazione che mentre per l'Arca il fallimento sia stato determinato dal distacco tra gli eredi e il fondatore, per CL il fallimento sia dovuto in prima persona a Giussani e forse ha il proprio inizio nella nascita del Gruppo Adulto (gruppo di vergini dedicati alla crescita del movimento, in origine maschi e femmine, oggi mi sembra che le donne siano preponderanti). Laddove CL in quanto movimento post-conciliare aveva come caratteristica portante i laici, la nascita del GA ebbe come l'effetto di una dichiarazione di sfiducia, la riproposizione di un modello clericale. Nel messaggio di oggi il papa auspicava il risveglio di quel gigante addormentato che è il laicato, il che la dice lunga sul fatto che o questo risveglio non c'è mai stato, oppure c'è stato un qualche assopimento in un momento successivo.
La media delle persone che si aggirano per gli stand sono più giovani di me, credo che nessuno di loro abbia il minimo ricordo di quella fase nella quale dichiararsi di CL era un rischio reale. Così come ho l'impressione che tanti di coloro che comunque hanno la mia età o anche qualche hanno di più, la fase degli anni di piombo l'abbiano vissuta bene al sicuro, certo non in piazza né nelle assemblee.

Faccio un giro per la mostra sulla persecuzione della Chiesa Ortodossa Russa. Di fianco allo stand di Russia Cristiana. Come che sia, centinaia di migliaia o milioni di martiri, eroi, decine di migliaia di storie documentate, di nomi e cognomi, volti perduti, smarriti, sepolti e nascosti dalla menzogna dell'ideologia. Per poco che sia le migliaia di giovani che passeranno per questa mostra faranno mente locale su un capitolo non lontano ma dimenticato della nostra storia. Ben più tragico degli anni settanta in Italia, ma di natura non dissimile. Commuove la passione dei volontari nello spiegare la mostra e i pannelli. Mi domando quanto siano coscienti che non parlano tanto del passato di un altro popolo, quanto piuttosto del nostro futuro.


Alle 15 la conferenza con Letta preceduta dall'intervista registrata di Roberto Frontolan a Napolitano. Dentro la sala D5, la più grande della fiera, non c'è più posto per cui assisto alla conferenza dallo schermo all'esterno. Per il resto tutto come previsto: Napolitano ha anche elogiato il ruolo sociale della Chiesa senza che nessuno gli ricordasse il suo passato lontano e recente. Così come Letta si è preso solo applausi per un discorso scontato e benevolente: i richiami alla libertà della Guernieri e ai valori europei di Vittadini sono rimasti lettera morta, nessun accenno alle concrete libertà di educazione ed assistenza. Ma anche nessun accenno al DDL sui femminicidi o alle prossime norme anti-omofobia. 
È difficile capire quali giochi stiano giocando questi ciellini. In compenso Letta dice che dobbiamo superare la cultura del conflitto, perchè non è possibile continuare a chiedere il consenso chiamando alle armi per combattere qualcuno. Va bene: ma l'alternativa alla cultura del conflitto non è la cultura del consenso, ma dell'argomento, dell'argomentare. E se l'emergenza Italia è la nuova legge elettorale, nell'opinione del nostro Primo Ministro, allora è chiaro che siamo ancora sul terreno delle persone e non dei ragionamenti.

Appena finita la tribuna elettorale mi sposto in D3, una conferenza sull'Armenia con Robi Ronza, un ciellino storico, non sarà un caso che è quasi relegato qui in seconda fila. I relatori sono Antonia Arslan, l'autrice della Masseria delle Allodole, Sarkis Ghazaryan ambasciatore della repucclica armena, Joseph Oughourlian imprenditore e Graziella Vigo, fotoreporter. Come la mostra sulla persecuzione della Chiesa Ortodossa, la storia armena è una storia di persecuzione, il genocidio armeno ha dato l'esempio e rassicurato Hitler per la persecuzione degli ebrei: vedete che oggi nessuno si ricorda degli armeni, disse per superare le resistenze di coloro che percepivano l'orrore della soluzione finale.

La sera assistiamo ad un monologo di Sandro Lombardi tratto dalle confessioni di Sant'Agostino, in D5 (le sale nelle quali avvengono i vari incontri o spettacoli dà già una idea del peso dell'evento nella mente degli organizzatori: D5 significa evento di prim'ordine). Noia prevedibile. Sono ammirato dal silenzio e dalla compostezza con cui migliaia di giovani ascoltano. Prendo atto, avremo probabilmente avuto una educazione culturale diversa. C'è una Italia altra, nascosta, sotterranea, che si vede solo quando, raramente, raggiunge un numero critico.

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