Contrariamente alle attese siamo
entrati senza attese, quando hanno aperto le porte alle 10.30. Messa
con il vescovo di Rimini nell'auditorium.
La presidentessa del Meeting ha letto il
messaggio di saluto di papa Francesco. Alla fine un lungo applauso,
forse troppo scontato e militante.
L'aspetto meno esaltante del Meeting
sono i ciellini: il papa nell'enciclica Lumen fidei dice che ogni
essere umano è una benedizione per me. Faccio fatica a capire che
cosa significhi in questa massa che ti scorre di fianco senza una
parola, a volte forse uno sguardo di sfuggita, ma raro e rapido.
Nell'auditorium qualche migliaio di
persone, tante ma meno, se non ricordo male, delle ultime edizioni a cui ho
partecipato. Non c'è la fila di persone in piedi a accovacciate in
ogni angolo.
In ogni caso ammiro il silenzio,
l'ordine e anche la determinazione con cui molti si inginocchiano
all'offertorio: ragazze volontarie con minigonne striminzite o
ragazzi con pantaloncini corti, tra una fila e l'altra delle sedie. E
poi l'ordine alla comunione. Sarà un motivo per sperare, almeno
questo, la resistenza al consumismo, alla superficialità, una difesa
dell'interiorità.
Respiro comunque un clima di delusione,
di rassegnazione, forse, come quando il meglio ormai è alle spalle e
vivi di nostalgia. Ricordo i primi Meeting trent'anni fa, sembrava
ogni anno una battaglia vinta, nella vecchia fiera prima che
costruissero l'attuale, con la paranoia per gli attentati e le bombe,
quando si veniva in treno e in tenda con zaino e sacco a pelo.
Ricordo la polemica se si dovesse fare ogni anno oppure, come
suggeriva Robi Ronza se non ricordo male, ogni quattro. Poi il tutto
si è irrigidito e irrigimentato, istituzionalizzato. Noi sapevamo
che cambiavamo il mondo, la visita di Andreotti era un grande evento.
Questo pomeriggio c'è Letta ed è previsto un messaggio di
Napolitano, ma non c'è nulla di eccezionale.
Ho la sensazione che mentre per l'Arca
il fallimento sia stato determinato dal distacco tra gli eredi e il
fondatore, per CL il fallimento sia dovuto in prima persona a
Giussani e forse ha il proprio inizio nella nascita del Gruppo Adulto
(gruppo di vergini dedicati alla crescita del movimento, in origine
maschi e femmine, oggi mi sembra che le donne siano preponderanti).
Laddove CL in quanto movimento post-conciliare aveva come
caratteristica portante i laici, la nascita del GA ebbe come
l'effetto di una dichiarazione di sfiducia, la riproposizione di un
modello clericale. Nel messaggio di oggi il papa auspicava il
risveglio di quel gigante addormentato che è il laicato, il che la
dice lunga sul fatto che o questo risveglio non c'è mai stato,
oppure c'è stato un qualche assopimento in un momento
successivo.
La media delle persone che si aggirano
per gli stand sono più giovani di me, credo che nessuno di loro
abbia il minimo ricordo di quella fase nella quale dichiararsi di CL
era un rischio reale. Così come ho l'impressione che tanti di coloro
che comunque hanno la mia età o anche qualche hanno di più, la fase
degli anni di piombo l'abbiano vissuta bene al sicuro, certo non in
piazza né nelle assemblee.
Faccio un giro per la mostra sulla
persecuzione della Chiesa Ortodossa Russa. Di fianco allo stand di
Russia Cristiana. Come che sia, centinaia di migliaia o milioni di
martiri, eroi, decine di migliaia di storie documentate, di nomi e
cognomi, volti perduti, smarriti, sepolti e nascosti dalla menzogna
dell'ideologia. Per poco che sia le migliaia di giovani che
passeranno per questa mostra faranno mente locale su un capitolo non
lontano ma dimenticato della nostra storia. Ben più tragico degli
anni settanta in Italia, ma di natura non dissimile. Commuove la
passione dei volontari nello spiegare la mostra e i pannelli. Mi
domando quanto siano coscienti che non parlano tanto del passato di
un altro popolo, quanto piuttosto del nostro futuro.
Alle 15 la
conferenza con Letta preceduta dall'intervista registrata di Roberto
Frontolan a Napolitano. Dentro la sala D5, la più grande della
fiera, non c'è più posto per cui assisto alla conferenza dallo
schermo all'esterno. Per il resto tutto come previsto: Napolitano ha
anche elogiato il ruolo sociale della Chiesa senza che nessuno gli
ricordasse il suo passato lontano e recente. Così come Letta si è
preso solo applausi per un discorso scontato e benevolente: i
richiami alla libertà della Guernieri e ai valori europei di
Vittadini sono rimasti lettera morta, nessun accenno alle concrete
libertà di educazione ed assistenza. Ma anche nessun accenno al DDL
sui femminicidi o alle prossime norme anti-omofobia.
È difficile
capire quali giochi stiano giocando questi ciellini. In compenso
Letta dice che dobbiamo superare la cultura del conflitto, perchè
non è possibile continuare a chiedere il consenso chiamando alle
armi per combattere qualcuno. Va bene: ma l'alternativa alla cultura
del conflitto non è la cultura del consenso, ma dell'argomento,
dell'argomentare. E se l'emergenza Italia è la nuova legge
elettorale, nell'opinione del nostro Primo Ministro, allora è chiaro
che siamo ancora sul terreno delle persone e non dei ragionamenti.
Appena finita la tribuna elettorale mi
sposto in D3, una conferenza sull'Armenia con Robi Ronza, un ciellino
storico, non sarà un caso che è quasi relegato qui in seconda fila.
I relatori sono Antonia Arslan, l'autrice della Masseria delle
Allodole, Sarkis Ghazaryan ambasciatore della repucclica armena,
Joseph Oughourlian imprenditore e Graziella Vigo, fotoreporter. Come
la mostra sulla persecuzione della Chiesa Ortodossa, la storia armena
è una storia di persecuzione, il genocidio armeno ha dato l'esempio
e rassicurato Hitler per la persecuzione degli ebrei: vedete che oggi
nessuno si ricorda degli armeni, disse per superare le resistenze di
coloro che percepivano l'orrore della soluzione finale.
La sera assistiamo ad un monologo di
Sandro Lombardi tratto dalle confessioni di Sant'Agostino, in D5 (le
sale nelle quali avvengono i vari incontri o spettacoli dà già una
idea del peso dell'evento nella mente degli organizzatori: D5
significa evento di prim'ordine). Noia prevedibile. Sono ammirato dal
silenzio e dalla compostezza con cui migliaia di giovani ascoltano.
Prendo atto, avremo probabilmente avuto una educazione culturale
diversa. C'è una Italia altra, nascosta, sotterranea, che si vede
solo quando, raramente, raggiunge un numero critico.
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