mercoledì 21 agosto 2013

Meeting di Rimini: martedì



Questa notte ha piovuto con violenza, un tuono sembrava venisse da dentro la stanza. Vado a messa nell'aria fresca del mattino, sotto una pioggerellina rada.
Prendiamo l'autobus tardi, alle 10,40: è strapieno, una donna milanese di 65 anni, piccola e smilza, si siede con naturalezza sulle ginocchia di un giovane volontario, un po' imbarazzato. È una che ha vissuto il '68 e commentiamo che i giovani di oggi sono molto imbachettati. Quella che sembrava la rivoluzione sessuale ha invertito il proprio corso e per quanto i giovani diano l'impressione o magari anche a qualche livello vivano una sessualità meno rigida del passato, di fatto non sembrano affatto più liberi. Poi parliamo degli anni di piombo e di Letta e del suo discorso di Domenica. Io dico che è pretestuoso affermare che per l'Italia oggi l'emergenza sia cambiare la legge elettorale. Lei chiama in soccorso il marito, discutiamo un cinque minuti e alla fine lui si rivolge a mia moglie, che al fondo è vero, ho ragione io, nella sostanza (che m'importa poter scegliere chi mi rappresenta se tra i vari candidati non ci sono differenze sostanziali?), ma nella forma ha ragione lui!


Scelgo tra i quattro incontri delle undici per esclusione. Ho delle riserve sui relatori e sui moderatori degli altri, per cui mi infilo in D3: San Giovanni Battista Piamarta (1842-1913). Scelgo con un criterio assolutamente manzoniano: chi era costui? Non conosco il santo né i relatori né il moderatore. È un incontro marginale, c'è poca gente, qualche centinaio, non si arriva, credo a mille. Eppure il moderatore è il portavoce nazionale di CL, Alberto Savorana, c'è un cardinale, Angelo Amato, due docenti universitari, Gabriele Archetti e Alberto Cova, il direttore editoriale della Queriniana. Già: una editrice di primo livello che pubblica senza difficoltà libri su questo santo sconosciuto e non spreca due minuti per il mio manoscritto. Prendo atto, dovrò lavorare meglio!
Interviene anche il sindaco di Brescia e promette di portare nel suo comune la mostra su Piamarta.
Esemplare la vita di questo santo: negli anni dell'unità d'Italia, del non expedit (la proibizione per i cattolici di partecipare alla vita politica dello stato) delle bombe sulle mense dei capuccini (1898, generale Bava Beccaris: quando i no-TAV si lamentano del trattamento che ricevono dalle forze dell'ordine, o se penso al can can per le violenze alla caserma di Bolzaneto durante il G8 a Genova, mi viene da pensare che abbiamo a che fare con analfabeti! Beccaris non solo ha aperto il fuoco sui poveri in fila alla mensa dei frati, ma ha aperto il fuoco con i cannoni!) dello scontro tra liberali e socialisti, l'affermazione della massoneria. Il Piamarta, figlio di un barbiere, frequentò il seminario per il clero povero (!), si preoccupò per la condizione dei poveri della sua parrocchia (e oltre) e vide come via d'uscita l'istruzione dei contadini perchè sapessero coltivare meglio la terra e sapessero difendere meglio i loro diritti nei confronti dei grandi proprietari terrieri oltre alla promozione dell'artigianato. Vengo a scoprire che fu lui a lanciare la casa editrice Queriniana e che la stessa deve il nome al veneziano Angelo Maria Querini (al quale dobbiamo anche l biblioteca Querini di Venezia, suppongo) benedettino e vescovo di Brescia, uomo di enorme cultura e intraprendenza.
Va bene, ma com'è allora che si sono persi da qualche parte? Quando e dove? Suppongo che in qualche modo il mondo cattolico sul piano sociale si sia perso quando è andato ad accordarsi con il mondo operaio. Come se il lavoro dipendente potesse essere compatibile a pieno titolo con il cristianesimo: è vero che la Chiesa accoglie a braccia aperte lo schiavo, ma se giustificasse lo schiavismo probabilmente ci sarebbe qualche problema! È stupefacente infatti che oggi la Chiesa condanni senza se e senza ma la vendita e l'acquisto del corpo, cioè la prostituzione, ma non condanni in alcun modo il commercio del tempo che è il lavoro dipendente. Sarà interessante cercare le consonanze tra questo argomento e l'affermazione della Lumen Fidei che il tempo è superiore allo spazio.
Verso l'una vado a cercare la mia macedonia e cerco di visitare una mostra: quella su Chesterton è intasata, impossibile anche solo avvicinarsi. Così come quella sulle origini dell'Europa. Faccio un giro ad una mostra su alcune associazioni di recupero di tossicodipendenti e altre situazioni di disagio sociale.

Scelgo, perchè la vita è sempre scegliere e perciò rinunciare a più cose di quelle che si possono prendere, la conferenza sullo sviluppo dal punto di vista delle Piccole-Medie Imprese. Lo scelgo perchè tra i relatori c'è Mario Melazzini,
medico in sedia a rotelle per la SLA. Di fatto mi pare l'unico che in qualche modo conservi una qualche memoria dell'attività sociale del Piamarta: il 94% delle aziende in Lombardia ha meno di 50 dipendenti. È la stessa sala dell'incontro su Piamarta del mattino, c'è un po' più gente, forse si arriva al migliaio, e di fatto mi pare che solo Melazzini faccia un discorso in qualche modo paragonabile a quello di Piamarta: il problema non è la crescita ad ogni costo, il problema non è che il PIL italiano non cresce, il problema non è favorire quelle politiche e quella organizzazione che fa crescere l'occupazione. Ma l'empowerment del popolo: Melazzini non usa questo termine, ma di fatto quanta più attenzione si fa alla gente vera, reale, a quel 94% che non è inglobato nella grande industria, tanto più ci si domanda come si possa aiutare la gente ad aiutarsi piuttosto che dare a ciascuno una brioche.

Appena finito vado in D5. La sala dove si svolgono gli incontri dice il peso attribuitovi dall'organizzazione, infatti questo è annunciato come l'evento centrale. Poi tra i relatori c'è la presidentessa del Meeting, la Guerneri. Per quale ragione l'incontro centrale consista in una intervista a John Waters è un enigma, come se in tutta Europa o in tutto il mondo non ci fossero altri adatti a parlare dell'emergenza uomo. È un enigma ma le masse cielline si muovono senza farsi domande, infatti non riesco neppure ad avvicinarmi alla sala: mi posiziono con mia moglie all'esterno, davanti al maxi schermo. Sarà anche la pioggia, ma questa è la ressa tipica del Meeting, quella che ricordavo negli anni passati.
Waters inizia a parlare, è uno scrittore e come tale tratta il tema emergenza uomo dal proprio punto di vista. Dall'immagine e dall'argomentare trapela qualcosa dell'alcolista che è stato: capelli lunghi non curati dai lati della testa, al centro le luci dei proiettori si riflettono sul cranio lucido, barba, camicia sbottonata dalla quale emergono i peli del petto. La sua voce è in sottofondo, come un'eco lontana coperta dalla voce della traduttrice. Quest'ultima ha un tono saputello, didattico, forse non rende fino in fondo il senso dell'intervento di Waters, vorrei seguirlo in inglese ma c'è troppa ressa e non riesco ad arrivare al banchetto delle cuffie.
Riprende a modo suo temi noti, quelli della dissidenza sovietica anzitutto, mi verrebbe da dire, Milosz, Havel, ma anche Elliot, La Terra Desolata. La resistenza umana in qualche modo, dice, è resistenza al potere pervasivo del consumismo, perciò sarebbe quasi da scomunicare i vari incontri paralleli del Meeting sulla crescita economica e l'uscita dalla crisi! Ma soprattutto sfiora quasi sempre, come percorresse un binario parallelo, le lezioni di Lanza
del Vasto su persona e personaggio, sul borghese che apre un occhio al mattino e prima di aprire il secondo è già proiettato fuori di sé e corre tutto il giorno dietro al proprio cappello fino a gettarsi la sera nella prateria cavalcando vite d'altri per addormentarsi come un sasso infine. La cosa stupefacente non sta in ciò che dice, ma nelle migliaia di giovani che ascoltano assorti.

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