Capita che un professore a scuola venga sollecitato dagli alunni a trattare un tema scottante: l'omosessualità. Capita che il professore, di fretta come siamo un po' tutti oggi, butti giù qualche appunto a penna, ne faccia fotocopie e che lo distribuisca in classe.
Capita che uno dei suoi alunni metta il foglio su feisbuk, dove lo pescano coloro che sono a corto di ragioni per vivere, i quali esultano perché possono mettere alla gogna qualcuno. La Concia chiede (in pubblico, sui giornali, mica a cena davanti a un doppio whisky!) che il prof venga licenziato. La Siebezzi pubblica sui giornali locali nefandi sproloqui senza nè capo nè coda, ma con un unico obiettivo: concludere al più presto il linciaggio dell'infame omofobo. Lo UAAR, ovviamente, non si lascia sfuggire l'occasione di attaccare la Chiesa cattolica e l'insegnamento della religione.
Capita che 26 (ventisei) alunni di quella classe dove quel foglio fu distribuito su 27 (ventisei su ventisette: maggioranza strabulgara, il 98,97%!) scrivano ai giornali e che il Gazzettino pubblichi la loro lettera nell'edizione locale.
Capita anche che il direttore, tale Roberto Papetti, si degni di rispondere di persona.
giovedì 31 gennaio 2013
domenica 27 gennaio 2013
Agostino nella polvere
Il sergente dei Marines Dwayne Miller è in Afghanistan da
quasi un anno e comanda una squadra di dieci uomini nella provincia di Helmand,
distretto Nawa-i-Barack Zayi.
Si è arruolato da quattro anni dopo aver sentito parlare un
reclutatore nel cortile del fast food dove lavorava, stanco della vita che
faceva, delle amicizie, della famiglia. Con una grande rabbia dentro, perché la
sera prima sua madre era finita ancora una volta in ospedale picchiata dall’ultimo
dei suoi boy friends. Sembrava che Christine, sua madre, avesse uno speciale
sensore per attaccarsi agli uomini sbagliati. Venti anni prima si era attaccata
al padre di Dwayne, che l’aveva lasciata prima ancora che lui nascesse e che
non aveva mai conosciuto. Poi uno dopo l’altro, fuori uno dentro l’altro come al Luna Park.
giovedì 17 gennaio 2013
Femminicidio #20
La lesbica e l'ombrello
I quotidiani di questa mattina applaudivano al coraggio di
Jodie Foster, la quale l’altra sera, alla consegna del Golden Globe, ha fatto
outing, cioè ha raccontato a tutti che lei è lesbica.
Per essere precisi avrebbe dovuto dire che lei è lesbica
potenziale, in quanto essendo al momento single non può strusciarsi tetta
contro tetta, lingua su lingua e lingua su sesso, pelle morbida su pelle
morbida. Al momento lei può solo dire che sarebbe eventualmente attratta da
tali manifestazioni d’amore, ma deve limitarsi a salutare e ringraziare la sua
ex compagna e a raccogliere applausi, sorrisi, congratulazioni, commozione, lacrime.
Banda di deficienti! Come se servisse un qualche coraggio per dire: io sono
lesbica. Ma vai a dar via il culo, mi verrebbe da dire con altrettanto coraggio.
domenica 13 gennaio 2013
Diserzione #1
Dove c'era il mare, Marghera, è
terraferma, industria, porto, ferrovia, quartieri popolari, degrado,
rinascita e orgoglio.
Marghera è il nuovo che attacca il
vecchio e dopo la sconfitta affonda in fanghi radioattivi.
Seguendo binari dismessi, tra aree
industriali abbandonate o mai edificate, si scoprono campeggi semi
provvisori o quasi definitivi, multietnici e disperati.
George viene dal Ghana, ha due
cicatrici sulla guancia per significare che è cristiano. Tarchiato,
dal volto rispettoso, deciso a vivere onestamente l'avventura di
questa vita. Il prete grasso con la barba me l'ha affidato perché io
lo riaccompagni a casa.
domenica 6 gennaio 2013
Femminicidio #19
Il disertore
Ebbene basta, non ne posso più, mi
sono davvero rotto di tutte le vostre minchiate, me ne vado.
Non ne posso più dei poveri che,
quando costruiscono, si affannano per arricchire i ricchi ma quando
distruggono, distruggono tutto.
Non ne posso più delle donne
presuntuose e stupide che si masturbano domandandosi se sia meglio
avvocato, avvocata o avvocatessa.
C'è una baracca lassù tra le rocce e
le nevi. Con me l'essenziale. Coprirsi. Mangiare. Pensare.
martedì 1 gennaio 2013
Femminicidio #18
Cara
Feminoska
Grazie per
aver commentato il mio Femminicidio #16.
Captatio benevolentiae: in realtà davvero non
capisco come fai a non capire e a commentare in modo che proprio non ci azzecca nulla.
Allora, guarda, faccio un altro sforzo perché sono convinto che la violenza
comincia dove finisce la comunicazione e dove non si parla più. In un certo senso è vero
quello che dici: la violenza sulle donne nasce da una cultura che insegna a non
vederle come persone, nel senso che non insegna il dialogo. Perché se una donna
è una persona ci parli, se ci parli non puoi considerarla un oggetto. Quando
finisci di parlare, quando non capisci qualcuno, inizia la violenza anche se
al momento è una violenza sopita, prima
o poi verrà fuori in tutta la propria cattiveria e prepotenza.
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