domenica 13 gennaio 2013

Diserzione #1

 
Dove c'era il mare, Marghera, è terraferma, industria, porto, ferrovia, quartieri popolari, degrado, rinascita e orgoglio.
Marghera è il nuovo che attacca il vecchio e dopo la sconfitta affonda in fanghi radioattivi.
Seguendo binari dismessi, tra aree industriali abbandonate o mai edificate, si scoprono campeggi semi provvisori o quasi definitivi, multietnici e disperati.
George viene dal Ghana, ha due cicatrici sulla guancia per significare che è cristiano. Tarchiato, dal volto rispettoso, deciso a vivere onestamente l'avventura di questa vita. Il prete grasso con la barba me l'ha affidato perché io lo riaccompagni a casa.

domenica 6 gennaio 2013

Femminicidio #19


Il disertore

Ebbene basta, non ne posso più, mi sono davvero rotto di tutte le vostre minchiate, me ne vado.
Non ne posso più dei poveri che, quando costruiscono, si affannano per arricchire i ricchi ma quando distruggono, distruggono tutto.
Non ne posso più delle donne presuntuose e stupide che si masturbano domandandosi se sia meglio avvocato, avvocata o avvocatessa.
C'è una baracca lassù tra le rocce e le nevi. Con me l'essenziale. Coprirsi. Mangiare. Pensare.

martedì 1 gennaio 2013

Femminicidio #18


Cara Feminoska
Grazie per aver commentato il mio Femminicidio #16.
Captatio benevolentiae: in realtà  davvero non capisco come fai a non capire e a commentare in modo che proprio non ci azzecca nulla. Allora, guarda, faccio un altro sforzo perché sono convinto che la violenza comincia dove finisce la comunicazione e dove  non si parla più. In un certo senso è vero quello che dici: la violenza sulle donne nasce da una cultura che insegna a non vederle come persone, nel senso che non insegna il dialogo. Perché se una donna è una persona ci parli, se ci parli non puoi considerarla un oggetto. Quando finisci di parlare, quando non capisci qualcuno, inizia la violenza anche se al  momento è una violenza sopita, prima o poi verrà fuori in tutta la propria cattiveria e prepotenza.

domenica 30 dicembre 2012

Femminicidio #16

Com'è un campo di concentramento giapponese? Gianna se lo domanda mentre cerca l'ispirazione per scrivere qualcosa sul femminicidio.
In India hanno ucciso una giovane donna. Stuprata da sei uomini, su un autobus. Davanti agli occhi del fidanzato. Poi gettata giù in strada, come un animale.
Lei, Gianna, in un campo di concentramento giapponese c'era stata, quando suo padre rifiutò di aderire alla Repubblica di Salò. Strana storia: andare in Giappone per scappare al fascismo ed essere internati per essersi rifiutati di aderire all'ultimo sussulto della dittatura. Cosa c'entra con lo stupro di Damini? Proprio nulla, ma a lei quella domanda ronza nella testa e non se ne va, come la mosca impazzita che sbatte contro il vetro della stanza.

sabato 29 dicembre 2012

La resa dei conti sui femminicidi

Il 19 maggio di questo anno qui iniziavo a monitorare il blog Bollettino di Guerra. Iniziavo molto prevenuto.

Il blog è gestito da una certa Mara, forse, nel senso che usa il nick maralibera. Non so nulla di lei, dicono che abiti in una regione del nord e che abbia un compagno. In ogni caso se lei sceglie l'anonimato, tale scelta va rispettata (anche se io ho provato ad immaginare come sarebbe se ci incontrassimo qui. Sto riscrivendolo, non comprate la vecchia edizione. Se proprio vi mando gratis il pdf della nuova provvisoria edizione).

In ogni caso, quando giorno per giorno fai il verso a qualcuno, succede che pian piano cominci a capirti, tant'è che, a sorpresa, la Mara viene fuori con una frase del genere: (questo) NON È  un femminicidio! Oibò: quindi cominciamo a ragionare, se quello non è un femminicidio proviamo a vedere se uno degli altri 124 lo è.

venerdì 28 dicembre 2012

Abbasso Fikasicula

Dopo mesi di tentennamenti mi ero sbilanciato a dire che apprezzo il percorso di Femminismo a Sud.
Male me ne incorse, perchè quasi in tempo reale le FAS escono di testa: nel perfetto stile delle ronde fasciste vanno ad attacchinare sulla bacheca di don Mario forti della propria ignoranza e presunzione.
Ovviamente Fikasicula è un po' più sgamata qui.
Faccio fatica a leggere queste elucubrazioni perchè mescolano cose intelligenti a cortocircuiti logici, a mio parere a causa di una povera osservazione del reale.
Provo a decodificare: concedo a miss Fikasicula il parallelo tra il parroco e le femministe autoritarie, in quanto entrambi vorrebbero etero-determinare la gestione del corpo femminile.

Lettera aperta a don Tommaso

Caro don Tommaso
premesso che mi stai simpatico a prescindere in quanto è presumibile che tra Tommaso e Tomaselli ci siano delle affinità, riguardo la tua lettera a don Piero qui mi permetterei alcune osservazioni.