giovedì 20 dicembre 2012

Femminicidio #14

 
In questi giorni hanno arrestato un cinese, nella mia città. Uno proprio ricco, aveva un grande giro, ho letto.
Sembra che facesse soldi in due modi.
Modo uno: con l'immigrazione clandestina. Il clandestino sarebbe uno che odia la luce del giorno perciò sta qui tra noi senza le carte oppure ci arriva con carte false e poi in qualche modo si sistema. Il Pan, che sarebbe il nome del cinese arrestato, forniva a questi amanti dell'oscurità indirizzi dove fingevano di avere la residenza e carte che dimostravano che essi tenevano un lavoro regolare qui in Italia.

Femminicidio #13

 
Mi so' figio unico.
Nel senso che go quatro sorele, una mare, una neoda e il vecio z'è sempre fòra.
Perciò le me coccola e le me vissia: a taola le me serve par primo, magno quel che vogio a le me parecia cafè e dolzetto.
Non che la cosa me dispiassa, ansi. In ogni caso sarìa pronto a farne de manco.
Me cousin, la zò downtown, el sparecia e el lava anca le scodele. No sèmo miga trulli, savemo ben mettàre el detersivo sora 'na spugna, la spugna sul tegàme, el tegàme sotto l'aqua e dopo sugarlo col strofinasso.

mercoledì 19 dicembre 2012

Femminicidio #12


Birba: «Che ci facciamo qui?»
Amico: «Niente!»
B: «Fino a quando dobbiamo restare?»
A: «Non so. Fino a quando si spegnerà il sole, temo. O quando l'universo collasserà.»
B: «Fino a quando il sole si spegnerà? Ci vorranno milioni di anni!»
A: «Hai di meglio?»
B: «E cosa facciamo?»
A: «Niente!»
B: «Niente per milioni di anni?»
A: «Niente. Parliamo. Pensiamo. Ragioniamo. Forse. Nient'altro»
B: «Niente per milioni di anni, qui tutti nudi, in questa penombra senza sole, su questa piazza grigia senza orizzonti! Possiamo almeno raccontarci qualche barzelletta? Indovinelli? Storie?»
A: «Oh, sì, certo. Dopo qualche secolo però le barzellette, gli indovinelli e le storie le conosci tutte, e resteranno ancora millenni e millenni di attese senza fine»
B: «Potremmo guardare le donne nude, almeno?»

domenica 16 dicembre 2012

Femminicidio #11


Rabindra girò tra le mani i sandali di corda che aveva aggiustato e ne rimase soddisfatto. Poi li calzò per vedere se si adattavano bene ai piedi o se gli davano qualche fastidio.
Infine si alzò, completamente nudo nel freddo sole dell’Himalaya. Quei sandali di corda erano il suo vestito da almeno cinque anni. Si stupì di andarne fiero, come se si fosse servito direttamente da Gucci o Armani. Poi prese la forcola e si avviò al lavoro quotidiano.
Più o meno cinque anni. Sì, grosso modo, perché per lui il tempo non ha mai avuto un grande significato. Un anno o un secondo non contano nulla di fronte all’unico istante nel quale comprendi il senso della tua vita. Aveva contato in modo approssimativo gli anni riandando con la memoria agli inverni passati e al nome che aveva dato a ciascuno: il gran freddo, i vagabondi, gli uccelli affamati, la neve sottile, la prima strada.

sabato 15 dicembre 2012

Femminicidio #10


Giacomo guardò il miscelatore della doccia e si domandò se l'avrebbe girato verso il bollino blu, a destra, o verso quello rosso, a sinistra.
Era rientrato tutto infreddolito quella sera di Dicembre e pregustava una bella doccia calda.
Nel valutare la direzione del miscelatore entravano in gioco, ovviamente, tante considerazioni. Un filo, lungo forse, anche non troppo diretto magari, ma certo tuttavia, legava quel miscelatore alla deforestazione dell'Amazzonia, per esempio.

venerdì 14 dicembre 2012

Femminicidio #9


Tutte le commesse sono infuriate per l'apertura domenicale dei supermercati.
Sembra una questione di genere: si trovano a protestare e sono tutte donne.
In generale ragazze giovani, ma a volte con qualche anno in più.
Agata ha cinquantadue anni, corpo tozzo, capelli castani. Una antica bellezza le risplende ancora negli occhi e sulle labbra.
Deve lavorare. Ne farebbe volentieri a meno ma la ditta di trasporti del marito non rende abbastanza per essere tranquilli.
Perciò lavora come cassiera al supermercato.

Femminicidio #8


In dicembre a Torino fa freddo. Accidenti se fa freddo. Non tanto perché le ore diurne sono poche, piuttosto per il vento gelido che scende dalle vette alpine, bianche all'orizzonte.
Soprattutto però fa freddo in questa roulotte, improvvisato alloggio da qualche anno. Da quando Andrea ha perso la casa. O meglio da quando il giudice ha affidato le figlie alla moglie, la casa alle figlie, quindi casa e figlie e moglie di là, lui di qua.
La roulotte non ha riscaldamento. Andrea esce intirizzito e va al bar a prendere un cappuccio sfregando le mani intirizzite. Per fortuna sono uno scout, si congratula tra sé. Scout una volta, scout per sempre.