In dicembre a Torino fa freddo.
Accidenti se fa freddo. Non tanto perché le ore diurne sono poche, piuttosto per il vento gelido che scende dalle vette alpine,
bianche all'orizzonte.
Soprattutto però fa freddo in questa
roulotte, improvvisato alloggio da qualche anno. Da quando Andrea ha
perso la casa. O meglio da quando il giudice ha affidato le figlie
alla moglie, la casa alle figlie, quindi casa e figlie e moglie di
là, lui di qua.
La roulotte non ha riscaldamento.
Andrea esce intirizzito e va al bar a prendere un cappuccio sfregando
le mani intirizzite. Per fortuna sono uno scout, si congratula tra
sé. Scout una volta, scout per sempre.
Il motto degli scout scelto da Baden
Powel era “Estote Parati”: siate pronti perché non sapete né il
giorno né l'ora. Per fortuna sono uno scout, e mi sono preparato.
Non sapevo a cosa, non lo avrei mai immaginato che le adunate con i
calzoni corti sotto la neve mi sarebbero servite ad affrontare con
ottimismo questo inverno. D'altra parte se il padrone di casa sapesse
a che ora arriva il ladro, non si farebbe cogliere impreparato.
Bisogna essere preparati, con la cintura ai fianchi, vegliare, perché
non sappiamo né il giorno né l'ora.
Per lui il giorno e l'ora è stato
quando quel deficiente del giudice ha sentenziato che la moglie aveva
il diritto di chiedere separazione e divorzio e le figlie avevano il
diritto alla casa e a vivere con la madre. Ogni singolo passaggio è
incontestabile, è l'insieme che è assurdo. Assurdo di cui non si
accorge nessuno, neppure l'avvocato di Andrea.
Si sfrega le mani sopra il cappuccino
fumante per assorbire un po' di calore, poi lo beve di un sorso.
Scende il caldo giù nella pancia: il paradiso deve essere di poco
più bello.
Poi torna alla roulotte per la toilette
mattutina. Chiede per favore al barista che gli riempia un
bottiglione d'acqua: quella che ha lui è ghiacciata. Con quel
bottiglione si fa la barba, si lava i denti, fa una pulizia generale
sommaria. Orgoglioso di essere uno scout.
La vita realizza i sogni della
giovinezza. Per lui lo scoutismo era stato tutto e tutta la sua vita
ne dipende anche oggi. Aveva conosciuto la moglie perché era andato
in Polonia, al pellegrinaggio a Czestochowa, a ferragosto, la festa
dell'Assunzione di quindici anni prima.
Prima della caduta del muro, gli
avevano raccontato, al pellegrinaggio estivo partecipava tutta la
Polonia, era la manifestazione dell'orgoglio nazionale. Dopo l'89
pian piano era diventato un ritrovo di preti e nostalgici. Ma era
ancora un grande evento, un evento di popolo come da noi in Italia è
difficile vedere.
Con il suo gruppo scout fecero la
tratta più lunga, trecento chilometri a piedi da Lublino al
santuario della Madonna Nera, in tenda. In quei dieci giorni conobbe
Malgorzata, Margherita.
Le donne polacche sono fantastiche.
Bionde, in carne, romantiche, determinate. Margherita era la sintesi
di ciò che lui considerava il meglio della Polonia, dello spirito
triste e nostalgico della Polonia. Nei suoi occhi e nella sua voce
rivedeva l'orgoglio e la passione dei re santi jagelloni, della lunga
attesa di una rinascita nazionale, il sacrificio dei suoi ufficiali
massacrati dai sovietici.
Si innamorarono guardandosi negli
occhi, perché Margherita imparò l'italiano solo dopo e quando si
sposarono non lo parlava ancora bene. Lui il polacco non lo aveva mai
imparato. Solo qualche parola, per ringraziare dziekuje, per dire
buon giorno dzien dobri. Così.
Era stato un grande amore, soffriva
Andrea al ricordo.
Si sono sistemati a Torino, in una casa
lasciata dai genitori di lui. Lui lavorava, lei imparava l'italiano,
ebbero due figlie.
Avevano un bel giro, gli scout sono una
grande famiglia, a cena avevano spesso amici. Anche lei aveva qualche
contatto con connazionali polacchi in città. Ma raramente, quando si
prende una strada, si sanno pesare tutte le difficoltà. All'inizio
ogni sentiero è bello, talvolta anche la meta. Ma tra l'uno e
l'altra c'è la fatica.
Margherita era spesso sola, le
telefonate e le chat con i suoi parenti non le riempivano la
giornata. Voleva uscire, lavorare. Bene.
Andrea sistema la cravatta, prende
sotto braccio la sedia e la Bibbia e si avvia verso casa sua, quella
cioè che era ancora casa sua ma dove vivevano la moglie e le figlie.
Tra poco sarebbero uscite per andare a scuola e uscendo gli sarebbero
corse incontro e lo avrebbero salutato e baciato. Questo a lui
serviva per lavorare anche oggi, su e giù per Torino con il
camioncino della ditta e i pacchi da consegnare e ritirare.
Sua moglie invece avrebbe affrettato il
passo algida e indispettita per il contrattempo.
Come era accaduto che la loro storia
d'amore si fosse consumata? Chi lo sa? Già è difficile comprendere
una donna con cui sei cresciuto insieme, che parla la tua lingua, ha
le tue abitudini, mangia i tuoi minestroni. Cosa si aspettava
Malgorzata attraversando le Alpi lui poteva solo immaginarlo. Forse
non si aspettava che la vita fosse dura anche qui, che anche qui i
soldi si dovessero sudare e il tempo se ne andasse consumando le
nostre speranze. Forse alla soglia dei quaranta anni considerava la
pelle che perdeva elasticità, le rughe che apparivano ai lati degli
occhi, il seno che si afflosciava e si domandava quali occasioni
dunque stava perdendo.
Giunto davanti a casa sua piazza la
sedia sull'aiuola di lato al marciapiede e apre la Bibbia.
Mentre cerca un passo da leggere,
un'auto della polizia si ferma davanti a lui, con il finestrino
abbassato. Ascoltano RAI3, la trasmissione del mattino di lettura dei
giornali, questa settimana i giornali sono letti e commentati da
Concita de Gregorio. Ex direttore dell'Unità, il giornale fondato da
Antonio Gramsci.
Donna intelligente, accidenti. Pensa
Andrea. Se la potrebbe cavare egregiamente anche con una abbondante
scollatura e le gambe accavallate in qualche affollato talk show.
Forse l'intellettuale sardo non riposava molto bene sapendo il suo
giornale in simili mani, ma questa è la vita, che cosa vuoi
lamentarti Andrea?
Proprio perché la Concita è
intelligente è stupefacente considerare come sia al servizio del
male e dell'inganno. Il velo e il non velo sono entrambi segni
dell'espropriazione del corpo femminile aveva scritto. Andrea
guardava il marciapiede ghiacciato e si sentiva scoraggiato,
disperato. Gli caddero gli occhi su quel passo di Matteo: “A chi
paragonerò questa generazione? La paragonerò a quei bambini che
stanno negli angoli delle piazze e dicono: vi abbiamo suonato il
flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete
pianto”. La de Gregorio è l'emblema di questa generazione, una
delle manifestazioni del demonio. Se le donne portano il velo è
perché il maschilismo le opprime. Se vanno dal parrucchiere tutte le
settimane e mostrano tette e gambe, è sempre il maschilismo che le
opprime.
Sono quasi le otto e un quarto, sente i
passi delle bambine che scendono le scale di corsa. Alza gli occhi e
controlla che non ci siano auto in arrivo. Le due bambine, di cinque
e sette anni, bionde, con le guance bianche e rosse come la madre,
gli corrono incontro. Si abbracciano, scambiano qualche parola,
qualche raccomandazione, fate le brave, studiate.
Partono di corsa, di nuovo, dietro la
madre che le chiama con voce stridula.
Andrea le guarda allontanarsi.
Una mano lo scuote ad una spalla. I
poliziotti sono scesi dall'auto, uno gli sta parlando.
«Signor
Andrea, lei non può sostare qui. La prossima volta saremo costretti
ad arrestarla».
«Arrestarmi?
E perché mai? Questo è suolo pubblico, non faccio male a nessuno!»
«Signor
Andrea, c'è un provvedimento del magistrato. Sua moglie l'ha
denunciato per stalking, dice che questo comportamento la mette in
ansia e danneggia l'equilibrio psicologico delle bambine».
Andrea
guarda il poliziotto con gli occhi lucidi, non sente
più i piedi congelati, non sente
più nulla e non ha
più nulla da dire.
«Mi
consenta un giudizio personale»
aggiunge
l'altro «non
mi sembra un comportamento molto equilibrato. Lei qui, su questa
sedia, con una bibbia in mano. Dà l'impressione di un fanatico.
Guardi, ascolti un consiglio, non venga più. Il giudice non potrà
farsi una opinione positiva di lei se si comporta così».
Andrea
tace.
Nessun commento:
Posta un commento