sabato 15 dicembre 2012

Femminicidio #10


Giacomo guardò il miscelatore della doccia e si domandò se l'avrebbe girato verso il bollino blu, a destra, o verso quello rosso, a sinistra.
Era rientrato tutto infreddolito quella sera di Dicembre e pregustava una bella doccia calda.
Nel valutare la direzione del miscelatore entravano in gioco, ovviamente, tante considerazioni. Un filo, lungo forse, anche non troppo diretto magari, ma certo tuttavia, legava quel miscelatore alla deforestazione dell'Amazzonia, per esempio.

venerdì 14 dicembre 2012

Femminicidio #9


Tutte le commesse sono infuriate per l'apertura domenicale dei supermercati.
Sembra una questione di genere: si trovano a protestare e sono tutte donne.
In generale ragazze giovani, ma a volte con qualche anno in più.
Agata ha cinquantadue anni, corpo tozzo, capelli castani. Una antica bellezza le risplende ancora negli occhi e sulle labbra.
Deve lavorare. Ne farebbe volentieri a meno ma la ditta di trasporti del marito non rende abbastanza per essere tranquilli.
Perciò lavora come cassiera al supermercato.

Femminicidio #8


In dicembre a Torino fa freddo. Accidenti se fa freddo. Non tanto perché le ore diurne sono poche, piuttosto per il vento gelido che scende dalle vette alpine, bianche all'orizzonte.
Soprattutto però fa freddo in questa roulotte, improvvisato alloggio da qualche anno. Da quando Andrea ha perso la casa. O meglio da quando il giudice ha affidato le figlie alla moglie, la casa alle figlie, quindi casa e figlie e moglie di là, lui di qua.
La roulotte non ha riscaldamento. Andrea esce intirizzito e va al bar a prendere un cappuccio sfregando le mani intirizzite. Per fortuna sono uno scout, si congratula tra sé. Scout una volta, scout per sempre.

Femminicidio #7

Ebbene, cara Lorenza, grazie per avermi detto che nella mia ultima lettera avevo sbagliato un sacco di congiuntivi.
Non riuscivo a vederli, l'ho riletta un sacco di volte senza vederli. Poi sono andato a mangiare, ho ripreso il lavoro, in una pausa ho buttato un occhio, ed eccoli là, come lucertole dispettose tra un sasso e un tubo di ferro, sotto il sole a picco.
È vero, sono tante le cose su cui possiamo passare, ma sui congiuntivi no.
Tu lo sai che non sono uno scrittore, non scrivo per farmi leggere né per diventare famoso.
Scrivo per disperazione, perché ho bisogno di buttare fuori le passioni che rumino.

mercoledì 12 dicembre 2012

Femminicidio #5 e #6



Amore mio.
Ecco, vorrei dirti solo questo, quando ti sveglierai tra un paio di ore: amore mio.
Non cercarmi, non mi farò trovare.
Non telefonarmi: il cellulare, come vedi, è qui, sopra questa lettera.
Non piangere. O forse, al contrario, piangi, piangi forte. Il pianto per le donne è come le urla e i pugni sul tavolo per gli uomini: un modo per pretendere i diritti che si arrogano. Ma io non sarò qui a provare compassione per te, perciò: piangi pure.
Ma non rimpiangermi, non vale la pena.

Femminicidio #4

 

Mentre infilo in bocca il croissant di crema e cioccolata, con smisurata lentezza, ne pregusto il sapore prima ancora di sentirlo. Una buona colazione al mattino, nella pasticceria di fronte alla chiesa di questo paese friulano, è tra le gioie della vita.
Nel frattempo scorro i titoli del giornale.
Politica, nazionale e internazionale. Ancora Obama, Berlusconi, Monti. Cose note, ragionamenti sempre uguali.
Nelle pagine interne leggo di un altro femminicidio. Il centodiciottesimo quest'anno. Qualcuno dice. Non so come li hanno contati, ma per me va bene che siano centodiciotto o millecentodiciotto. Fa lo stesso.
Chissà, penso, potrebbe essere una soluzione anche per il mio problema, non si sa mai.

lunedì 12 novembre 2012

dai monti

Scendemmo dai monti
passo passo,
dall'aria di cristallo,
dalla luce senza macchia,
dal silenzio e dal freddo,
scendemmo
alle nostre strade,
polverose e trafficate,
nel caldo e nel rumore.

Saliremo
ancora dove desidera
riposare il cuore
dopo aver ben pagato
quaggiù.