Chiudo la bottega e mi avvio al metrò:
dietro mi porto l'odore della colla e del legno e la nostalgia del
lavoro che amo e che accetto di sospendere solo provvisoriamente per
esaurimento fisico e mentale. Ho bisogno di andare a casa, mangiare,
lavarmi, riposare.
Lungo i binari umanità varia si ignora
reciprocamente, tesa all'unico obiettivo di prendere al volo il primo
treno, sciamare per le scale in fretta verso casa. I vagoni non sono
eccessivamente affollati ma non per tutti c'è posto a sedere così
sto in piedi. Tra i fortunati che sono seduti una ragazza quasi
bionda, slavata, senza reggiseno sotto la camicia leggera, il seno
piccolo, un po' cadente spinge grandi capezzoli che traspaiono
puntigliosi. Legge, distratta, indifferente a tutti, oltre, forse,
altéra, assente.