martedì 30 aprile 2013

Violenza per la libertà

L'attentato di Boston e la sparatoria a palazzo Chigi hanno almeno un particolare in comune: che ad andarci di mezzo sono stati degli innocenti.
Luisella Saro pubblica la foto di un bimbo ucciso a Boston e nello sguardo di quel bimbo vede l'assurdità dell'attentato: stava aspettando suo padre all'arrivo della maratona, sua sorella era con lui e ha perso una gamba.
Il carabiniere ferito a Roma rischia di restare paralizzato.
Due innocenti, due bersagli sbagliati.
Gli attentatori avranno avuto i loro motivi, più o meno condivisibili, più o meno folli e allucinati.

Sta di fatto che negare la violenza alla base e come giustificazione della violenza è altrettanto folle. Ad essere umani razionali dobbiamo credere quando dicono che avevano dei motivi per fare quello che hanno fatto, per folle che fosse.
Che ne sappiamo delle sofferenze di Preiti, dell'assurdo di una vita perduta tra lavoro sfruttato, tribunali insensibili, gioco d'azzardo nel quale l'unico che non azzarda nulla è lo stato che ci guadagna sopra. E che ne sappiamo delle sofferenze di folle di islamici, dei connazionali o dei parenti dei due fratelli dell'attentato di Boston?
Ipocrita negare che la violenza non è la risposta giusta. Ipocrita perchè si conclude con un nulla di fatto. La violenza non è la risposta giusta, ma la risposta giusta non la dice nessuno.
Qual è la risposta ad un sistema politico che sfrutta coloro di cui dovrebbe occuparsi? Della presa in giro dei doppi stipendi d'oro: e sembra un gran gesto dire che o prendi lo stipendio come parlamentare o come ministro: wow!

Diciamo la verità: se l'attentato a Palazzo Chigi fosse un pretesto per dire di non indignarsi, dovremmo indignarci ancora di più.

Ma il carabiniere che lotta con la morte e lo sguardo del bimbo che ha lottato ed ha perso devono trovare una risposta coerente con altri dolori e altre violenze e una fila interminabile da Abele ucciso nel campo ad oggi.

Quindi?

Quindi mi domando per quale ragione non si voglia vedere che la violenza di tutto il mondo ha una risposta sola. Quella che Gandhi ha chiamato Satyagraha, ma che è antica come le montagne, non è stata scoperta da Gandhi, è scritta al centro di quasi tutte le religioni (vorrei dire tutte, ma non ne sono sicuro: in ogni caso sono dell'idea che sia anche nel cuore dell'Islam).

Agli oppressi e agli sfruttati, ai poveri e ai disgraziati di tutto il mondo si deve dire che c'è una risposta alla violenza che subiscono, che non è la rassegnazione, non è la rinuncia, la passività. Che ci sono forme di lotta all'oppressione che non passano per l'ingiustizia, che non raddoppiano il male che combattono.

Dobbiamo dire che chi commette violenza ha sempre (o quasi) motivazioni comprensibili, non è sbagliato riconoscere le ragioni di chi sbaglia.
L'errore è nel metodo, nel non indicare un metodo per la lotta al male.
Allora sbagliano insieme attentatori e vittime, chi condanna e chi, sommessamente magari, plaude.

Mentre c'è una sola risposta alla violenza. Perchè oggi non se ne parla più? Perchè oggi Gandhi è passato di moda?

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