Rabindra girò tra le mani i
sandali di corda che aveva aggiustato e ne rimase soddisfatto. Poi li calzò per
vedere se si adattavano bene ai piedi o se gli davano qualche fastidio.
Infine si alzò, completamente
nudo nel freddo sole dell’Himalaya. Quei sandali di corda erano il suo vestito
da almeno cinque anni. Si stupì di andarne fiero, come se si fosse servito
direttamente da Gucci o Armani. Poi prese la forcola e si avviò al lavoro
quotidiano.
Più o meno cinque anni. Sì,
grosso modo, perché per lui il tempo non ha mai avuto un grande significato. Un
anno o un secondo non contano nulla di fronte all’unico istante nel quale
comprendi il senso della tua vita. Aveva contato in modo approssimativo gli
anni riandando con la memoria agli inverni passati e al nome che aveva dato a
ciascuno: il gran freddo, i vagabondi, gli uccelli affamati, la neve sottile, la
prima strada.