Di Dickens emerge la sfiducia nei programmi di riforma politica e il rilievo dato alla disposizione individuale, Rialti
mette in evidenza la competizione tra la città della quantità e la città della qualità. Sembra quasi una ripresa dell'alternativa spazio-tempo nell'enciclica del papa. Mah, in ogni caso non abbiamo a che fare con formulazioni rigorose ma intuitive, il che è pericoloso perchè quanto più si lascia spazio alla libera interpretazione, quanto più si può fingere di essere d'accordo pur collocandosi su posizioni di assoluta estraneità. In fin dei conti è significativo che ieri Anthony Dunnet si stupisse che si raccogliessero firme per i cristiani perseguitati: in Inghilterra, dice, non si potrebbe, non sarebbe politically correct. Già, quindi in fin dei conti una società che tutto sommato ha partorito, conosciuto e diffuso autori come Dickens, Chesterton, Tolkien, arriva ad aver paura della propria ombra.
Mangio una pera e mi trovo con mio figlio per la mostra sulle origini dell'Europa. Un po' noiosa.
Poi la mostra sull'alimentazione, per me è la seconda visita, ma tant'è, per i figli questo e altro. Ma Francesco non apprezza affatto e nonostante ci sarebbe molto da riflettere su cos'è la celiachia, su come sia possibile che in occidente, dopo diecimila anni di dieta a base di glutine, ci siano persone intolleranti, e che anzi siano in aumento, e ci sarebbe da domandarsi su cosa potrebbe succedere se popolazioni gluten free (quelle alimentate a base di riso o mais o patate, cinesi, maya e quechua) venissero improvvisamente alimentate con una dieta contenente glutine. Ma la cosa sembra che proprio non lo appassioni, dimostrando l'assunto appunto di Chesterton: non ci sono argomenti non interessanti, ma solo persone non interessate.
Quindi scappa allo sport village, mentre io e mia moglie andiamo ad approvvigionarci in libreria: qualche acquisto oltre alla Summa si Sant Tommaso in sei volumi che avevo acquistato già lunedì.
Ceniamo in albergo, quindi lasciamo Francesco alla TV e torniamo in fiera per la festa finale. Musica spaccatimpani, rock forse? quella che fa tum-ta-ta-tum all'infinito. L'area delle piscine è piena di giovani universitari scalmanati. Il ritmo ha preso il sopravvento sulle note, serve a sincronizzare la gente che si agita, salta, si sfinisce. È un meccanismo noto fin dalle danze degli sciamani o dei dervishi o delle tribù africane: si balla al ritmo dei tamburi su ritmi sempre più frenetici fino a dimenticarsi di sè, fino ad uscire di sè, fino all'estasi.
Poi anche Iannacci (figlio) e musiche irlandesi, ma si è fatto tardi, rientriamo.
Nessun commento:
Posta un commento