giovedì 22 agosto 2013

Meeting di Rimini: giovedì



Decidiamo di andare alla messa di CL alle 9,15 e senza accorgermene dormo difilato fino alle 8: capita raramente, molto raramente. Dopo colazione andiamo a messa: non è nella cripta ma nella chiesa perchè c'è molta più gente. Non sono i volontari ma i partecipanti, si vede subito l'età che fa un balzo in avanti. Mentre nella cripta ero tra i più anziani, qui sono tra i più giovani. In ogni caso è più gradevole il clima in generale, le musiche e la predica. I preti di CL, volenti o nolenti, hanno un quid che li distingue.
Questi sono i ciellini storici, quelli degli anni di piombo. Hanno i pantaloncini corti, un po' sbracati come i milanesi in villeggiatura. Io non sono mai andato a messa in pantaloncini, li guardo con un po' di condiscendenza. Ma i milanesi hanno una concretezza tutta loro, mirano dritti al loro obiettivo e passano sopra con noncuranza a quelli che hanno inquadrato come dettagli. Le donne milanesi soprattutto.
Per il resto passiamo la giornata al mare. Nel programma di oggi non c'è molto che mi attira, forse un incontro la sera, vedremo. Mio figlio mi sorprende perchè a pranzo dice che vuole andare al Meeting, allo sport village a giocare a scacchi, basket, biliardino, subuteo. Va bene, lo affidiamo alla mamma di un suo amico e parte.
Tornando al mare incrocio una signora abbronzatissima e arrabiatissima. Mi viene da dirle che non deve avercela con me, io non c'entro nulla. Mi rendo conto che mangia due mele al giorno, che due volte a settimana urla per la ceretta, che resta asceticamente immobile per ore sotto il sole e nonostante tanti sacrifici non è ancora la regina dell'universo e neppure del vialetto sotto casa.
Per me è la seconda volta che vado al mare quest'anno. Le vacanze sono tempo vacante, che manca, non c'è. Guardo con compassione la gente che spreca il tempo passeggiando sulla sabbia. Il poco tempo che abbiamo merita ben altro. In ogni caso talvolta si può mollare un punto. Non metto nessuna crema, roba da donne come l'acqua calda sotto la doccia. A sera ho qualche pizzicore sulla pelle, ma ho una carnagione scura di natura e mi basterebbe poco per riprendere il colore dei miei vecchi.
Alle sette torno in fiera per un incontro sulle povertà sanitarie. Francesco Marsico, vice direttore della Caritas Italiana, fa un quadro della povertà, assoluta e relativa: sconsolante. Ci sono in Italia persone che non riescono neppure ad acquistare i farmaci per curarsi, neppure a comprare da mangiare.
La Caritas ritiene che almento 4 milioni di persone oggi in Italia ricevano un contributo per mangiare dalle associazioni del volontariato cattolico.
Nell'insieme come analisi mi pare che vengano fuori solo due cose interessanti: Hauserman, presidente di Assogenerici, propone di abolire il capo V della Costituzione, quello che affida alle regioni la gestione della sanità. Una delle poche cose intelligenti da fare, altro che nuova legge elettorale mister Letta! Come si può dire che i diritti umani, compresa la salute, non sono negoziabili, che ogni uomo ha diritto alle cure sanitarie, di qualunque razza e nazionalità sia, e poi accettare che i veneti abbiano un diritto alla salute diverso dai lombardi o dai piemontesi? Mah, misteri della politica.
Eppoi Gradnik, farmacista presidente del Banco Farmaceutico: non è detto che il nostro sistema sanitario sia sostenibile a lungo. E allora? Ci decidiamo a prenderne atto? Aggrapparsi con le unghie al terreno per trattenere la macchina che sta cadendo nel burrone non salverà la macchina ma brucerà le unghie. Prima ci rendiamo conto che la sanità pubblica è fottuta, prima troveremo delle alternative.

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