mercoledì 26 giugno 2013

Villa e piscina

Un giovane alto, abbronzato, dai muscoli gonfiati in ore di palestra, sui trent'anni, con una maglietta nera aderente e pantaloni neri attillati, si ferma al gruppo si Martina. Le ragazze si aprono e lo fanno entrare, alcune lo conoscono e lo presentano alle altre, tra cui Martina che tende la mano e ne incontra gli occhi azzurri e gelidi.

Ha la battuta pronta, il giovane, e le ragazze lo assistono offrendogli le occasioni per pavoneggiarsi e raccontare dei suoi viaggi, della sua vita, della sua pronta e vincente intelligenza. Gli offrono l'occasione di farle sognare.

Alberto è seduto sul marciapiede con una birra quasi finita in mano, colpito dal vento caldo carico di olio e di odori.
Il cielo si sta facendo nero, non promette nulla di di buono. Poco più in là un gruppetto arrabbiato discute dell'ultima telenovela, parteggiando chi per quello chi per l'altro. Un tale che si intende di cinema e dice di aver scritto qualche sceneggiatura, rubatagli per farne un film di successo si sa, sostiene con convinzione che le esigenze narrative porteranno il tale a fare e a dire e la tale a rispondere e via così.
Alberto ascolta senza intervenire, senza un parere, senza interesse. Il sedere si è informicolato sul marciapiede, la birra è quasi finita, non vuole tornare a casa.

Il giovane al centro dell'attenzione lancia frequenti sguardi complici a Martina e lei li registra compiaciuta.
Scherzando e ridendo i due si sono avvicinati e si annusano, si studiano e si misurano. Naturale che lui le proponga un giro sulla Ferrari e che lei accetti entusiasta, lasciando la compagnia che la segue con gli occhi e con l'immaginazione.
La strada corre veloce e senza scosse, il vento agita i capelli e le penetra sotto il vestito provocandole brividi di piacere. Usciti dalla periferia l'aria della campagna porta l'odore del grano maturo e dei frutteti con le ciliegie rosse. Martina chiude gli occhi sperando che non sia un sogno e che non le tocchi svegliarsi piena di rammarico. Si fermano all'ingresso del quartiere residenziale, un vigilante africano saluta in inglese il giovane e alza la sbarra scostando il mitra a tracolla.
Le case hanno ampi giardini sul davanti e alberi e vialetti di pietra. Martina non è mai entrata nel quartiere, lei ha vissuto i suoi venti anni in città.
Il giovane ha una bella casa, sul retro una piscina.
«Vuoi fare il bagno?»
«Non ho il costume» risponde lei sopra pensiero.
«Qui nessuno usa il costume».
Sono loro due, soli, la luna quasi piena illumina a giorno e si riflette sull'acqua tranquilla. Lui con un dito le scosta la spallina del vestito che le scivola ai piedi. Un bacio sfiorato sulla labbra, sul collo, poi la guida nella piscina. Nella notte calda è meravigliosa la carezza dell'acqua sul corpo nudo.
Come una danza leggera, si avvicinano e si allontanano, si baciano, lei prende le misure del suo membro eretto, infine fanno l'amore.
Si stendono a bordo vasca, coperti da un asciugamano e ascoltano il frinire dei grilli e il battere del cuore. Dei rumori, dei passi: sta arrivando qualcuno. Martina vorrebbe alzarsi e rivestirsi ma lui la trattiene e la tranquillizza dolce.
Sono quattro giovani, entrano allegri e salutano per nome il giovane  che sta supino con gli occhi chiusi e un sorriso soddisfatto.
Si avvicinano, scherzano, si presentano. Martina è imbarazzata, il vestito è lontano, l'asciugamano non li copre entrambi e lei se lo tira addosso scoprendo il giovane.
I quattro si spogliano e si tuffano, poi si stendono accanto a lei, uno la accarezza. Martina fa per alzarsi ma qualcuno la blocca.
«Su, non fare la scema!» si sente dire.
Martina non vuole ma la tengono ferma, la penetrano, uno, due, ancora, non lo sa più, urla, si agita nella notte senza luci.

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