giovedì 14 febbraio 2013

Sulla strada: la rinuncia di Benedetto XVI

Dura e contrastata vita quella di un pacifico barbone. Ma talvolta la gioia delle fontane la rischiara e sempre la grandezza del cielo.
Da molto tempo porto bastone, bisaccia e barba.
A furia di bilanciarmi da un piede all'altro, ho finito col dimenticare ciò che mi hanno insegnato a scuola, col dimenticare ciò che ho imparato sui libri.
I pochi pensieri che mi restano, sballottati a lungo nella testa con uno sgradevole rumore, rinsecchiti all'aria e al sole, si son ridotti a quasi nulla.
È da imbecille il dire cose ovvie con gran fervore, e come se le si fosse inventate or ora. Perdona, amico, se ormai non so fare altro.
Altro non so che cose talmente evidenti che un uomo intelligente disdegna dirle, talmente evidenti che la maggior parte degli intelligenti hanno finito col dimenticarle.
Lanza del Vasto
Principi e Precetti del Ritorno all'Evidenza, I


Il 12 Febbraio papa Benedetto XVI ha abdicato/rinunciato alla cattedra di Pietro. Ritenendo di non essere più in grado di svolgere bene il proprio ufficio.
Tanti altri non fanno bene quello che devono fare, e potrebbero prendere esempio.
Ma c'è anche un'altra ragione per abdicare: per andare in cerca di se stessi. Non è il caso di Ratzinger, è semmai il nostro caso, viandanti e pellegrini che sfuggono alla falsa luce dei titoli e degli incarichi, noi che non crediamo di essere definiti da ciò che gli altri vedono in noi.
Ho letto da qualche parte (ma non ne sono sicuro) che S.Tommaso d'Aquino cominciasse le proprie lezioni mostrando una mela: questa è una mela, chi non è d'accordo può uscire subito.
C'è una evidenza che ci sfugge, l'evidenza dell'essere che è ciò che è e null'altro di ciò che è. Ma questa evidenza non è il risultato di una discussione, di uno scontro dialettico. Questa evidenza è ciò che appare agli occhi quando si aprono, ciò che sostiene il piede, ciò che resta nella mano che afferra.
I troppointelligenti disdegnano di occuparsi di queste inezie. Io no. Noi no.  

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