domenica 22 aprile 2018

Non ci abbandonare nelle mani dei vescovi

Una amica che non ha mai letto la Bibbia mi dice che, se gliela regalo, la legge.
Le ho perciò acquistato La Bibbia - Via Verità e Vita, ed.San Paolo 2012, Versione Ufficiale della Conferenza piscopale Italiana.
Ovviamente sono preoccupato del politically correct, so bene che ci saranno alcune "correzioni". Vado perciò a colpo sicuro su Mt 6, 13: "e non abbandonarci alla tentazione".
Cvd (come volevasi dimostrare): ormai il neoterismo ha permeato la chiesa fin nelle midolla, non è una sorpresa, va bene.
La sorpresa viene dalla nota a fianco: "<Non ci indurre in tentazione> è traduzione più letterale del greco. L'espressione di forte impronta semitica, vuole salvaguardare il dominio di Dio anche sul male, così da evitare ogni dualismo, ma vuole pure evocare la tentazione-prova: il senso, perciò, è quello dell'implorazione a Dio perchè non ci esponga alla tentazione del male e della prova e comunque, in esse, sempre ci sostenga. Perciò si preferisce rendere: <Non abbandonarci alla tentazione>".
Cioè, fatemi capire: siete coscienti di aver alterato il Vangelo e di averlo adattato alla vostra interpretazione?
Cioè, signori vescovi,è questo che volete dire?
Ma quali passi adatterete domani alla vostra interpretazione con lo stesso criterio?

lunedì 4 settembre 2017

Cattiveria

La logica è che io sono buono e faccio cose buone, gli altri (o almeno alcuni altri) sono cattivi e fanno cattiverie.
Ma il presupposto base su cui ogni valutazione di valore delle mie e altrui azioni così come della mia e altrui bontà, è la coscienza. Cioè, o io sono cosciente di ciò che sono io, e forse di conseguenza di ciò che sono gli altri, o non sono cosciente di nulla e i miei giudizi sono parole al vento.
Ora: la coscienza. Cos'è questa cosa di cui ciascuno si ritiene portatore a priori e senza alcuna necessità di verifica?
La coscienza per essere ha bisogno di almeno due pre-requisiti.
Primo: non c'è coscienza senza coscienza del Giudizio. Se l'io non è fermamente convinto che prima o poi dovrà rispondere ad un giudice che non ammette imbrogli, falsità, sotterfugi, tangenti, un giudice onnisciente e infallibile i cui criteri non sono i nostri criteri, che non ha alcuna ragione per compatire e/o scusare i nostri limiti, allora l'io non è cosciente. Non c'è nulla da fare. Perchè l'io dovrebbe vigilare sulle proprie azioni e motivazioni se alla fine, passata la festa gabbato il santo? Se chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, perchè scrutare le proprie azioni con occhio vigile e critico?
Secondo: non c'è coscienza senza coscienza della possibilità dell'inganno. Cioè: se l'io ritiene che qualsiasi cosa gli passi per la testa è buona e va perseguita, se il criterio ultimo è il proprio sentimento (me la sento, non me la sento) che contenuto dovrebbe o potrebbe mai avere la coscienza? Può tranquillamente dormire, va tutto bene. Nelle varie tradizioni questa possibilità ha assunto diversi nomi. Nel buddismo è l'ignoranza, nell'induismo è l'illusione, nelle religioni monoteiste è satana. Per Sant'Ignazio di Loyola si tratta di esercitarsi quotidianamente a discernere nei propri pensieri quelli che vengono da Dio e quelli che vengono dal Maligno. La coscienza acquista quindi quasi il ruolo del giudice e deve vegliare costantemente per scegliere tra i vari pensieri quelli a cui dare spazio e quelli a cui resistere.
Ma la stragrande maggioranza della gente vive senza l'idea di un Giudizio. Badiamo bene che non si tratta necessariamente di una prospettiva cattolica: l'essenziale è che una azione non è buona se io riesco a convincere me stesso e gli altri che è buona. Il rigore morale di alcuni laici non ha nulla da invidiare a quello di molti cattolici, intendiamoci. Ma il problema non è in ciò che ciascuno fa e dice, il problema sta in una cultura che nega e deride la possibilità che il passato non sia passato e che dovremo rispondere di ogni singola azione, anche di quelle note solo a noi stessi.
Così come la maggioranza non valuta con alcuno spirito critico le proprie emozioni e le proprie decisioni. Ciò che sento io e penso io è giusto a prescindere. Ora, questa sicumera, questo "sonno della ragione" è particolarmente patetico perchè vedi costoro passare con la massima tranquillità da un errore all'altro, soffrendo per questo accumularsi di errori e attribuire la propria sofferenza alla "cattiveria"! altrui.
Verrebbe perciò da scrivere sui muri: non illuderti, prima o poi dovrai rispondere di ogni singola azione e non tutto ciò che ti sembra bello e giusto lo è davvero.

giovedì 6 luglio 2017

Valdo



Il 10 Agosto feci un sogno che mi cambiò la vita.
Ogni volta che lo dico raccolgo sorrisi di compiacimento e ironici incoraggiamenti: racconta.
Capiamoci, ero un manager, ho fatto studi scientifici e solo scientifici, non ho alcuna propensione per il romanticismo o il sentimentalismo o lo spiritualismo. Per capire che non si tratta di nulla di tutto questo bisogna partire dal 10 luglio.
Quel giorno era un venerdì, avevo lasciato la città torrida e mi ero rifugiato in una fresca pensione di montagna.
Più del caldo fuggivo però la disperazione.

lunedì 6 marzo 2017

Gli uomini cattivi

Gli uomini sono cattivi.
Si tratta di una constatazione di buon senso, filosofica, è un dogma cattolico, etc.
La cattiveria si misura sull'odio per i propri simili: tuttavia odiare esseri cattivi, in sé non è proprio detto che sia sbagliato.
D'altronde la bontà si misura sull'amare quegli stessi uomini cattivi, il che appare, questo sì, un controsenso o un errore.
Tra le grandi religioni monoteiste, l'Islam e il Giudaismo, affermano che dobbiamo amare i buoni (i nostri) e odiare i cattivi (gli altri).
Il buddismo insegna quella strana compassione che sconfina nell'indifferenza.
L'induismo insegna una variante elaborata dell'Islam/Giudaismo: dobbiamo amare il sé, l'atman, e odiare l'altro, l'apparenza, il divenire.
Tra tutti il cristianesimo mantiene questa strana etica: essere perfetti come il Padre che fa piovere sui buoni e sui cattivi.
Ogni volta che avete fatto questo a uno di costoro, l'avete fatto a Me.

lunedì 6 febbraio 2017

Frammenti

 

Carpe Diem alla fine è una dichiarazione di resa.
Perché se l'attimo fugge, fuggirà comunque: colto o non colto.
Perciò forse chi lo coglie soffrirà di più, perché ha di più da rimpiangere.
Perciò, forse, il vangelo dice "beati coloro che piangono" e non "beati coloro che rimpiangono"

 

La solitudine è segno d'amore. L'amore di Dio è solitudine infinita.

Non volendo perdere il regno, persero la vita.

Il dolore è il nostro fedele compagno. Tale inossidabile fedeltà legittima il sospetto di un amore profondo. Forse reciproco.

Una bella domanda vale infinitamente di più di una brutta risposta.

mercoledì 30 novembre 2016

Voto NO

Prima pensavo di votare no perché non ero convinto che la proposta di riforma della Costituzione fosse giusta. Poi mi è arrivato il volantino per il SI e mi ha convinto che quella proposta è assolutamente sbagliata.
È evidente che per rifiutare un cambiamento non è necessario che tutto ciò che viene proposto sia sbagliato. Basta che qualche punto sia sbagliato perchè si debba rifiutare in blocco una proposta in attesa che venga scorporato ciò che va bene dal resto.
D'altronde è evidente che nessuno proporrebbe un cambiamento senza nessun aspetto positivo, ma appunto il giudizio complessivo quando si vuole cambiare dipende dagli aspetti negativi e non da quelli positivi.
Perciò tralascerò gli specchietti per le allodole per concentrarmi su tre punti a mio parere inaccettabili.

giovedì 24 novembre 2016

Frammenti

12/11/2016
Il bene non viene dalle buone intenzioni. Nessuno mangia il pane dei buoni propositi.

06/11/2016
Sansovino, 1476-1570, Madonna col bambino, ca' d'oro, Venezia. Sapevamo tutto. Perché l'abbiamo dimenticato?