venerdì 20 dicembre 2013

Noè Atto III scena VI

Atto III scena VI

Il sipario si rialza 
sul medesimo scenario

Cham, poi Gioele
Cham siede a sinistra al tavolino di lavoro
coperto d'un tappeto 
di velluto rosso a frange d'oro

Cham

La fine aspetto,
tutto continua uguale.
Aspetto la catastrofe.
Tutto rimane tranquillo.
Il subbuglio, il fuoco, la morte.
Tutto va bene insopportabilmente!

A Gioele che entra per
la porta di destra

Ah! Eccoti Gioele. Che succede?
Bolle un po' là dentro? Vien su qualcosa?
Io non ne posso più!



Gioele

Niente, principe, niente o quasi niente.
Chissà? la calma che precede la tempesta?
Qua là, sui muri qualche scarabocchio
"Ai draghi i figli d'angiolo!"
Si volta appena il viandante
che va pei fatti suoi.
I congiurati son usciti di cantina
a bocca chiusa, a viso oscuro
de' lor dibattiti e risoluzioni
nulla traspira, un gran raduno in piazza
fu convocato e poi rimesso.

Cham

Perchè rimesso? perchè quel ritardo?

Gioele

Pare che non riescan
ad accordarsi i capi.

Cham

Che cosa aspettan que' chiacchieroni?
Sì prodi nei discorsi a porte chiuse
e schivi come scarafaggi
quanto all'uscire alla luce del giorno!

Si alza e si aggira per la sala

Gioele

L'annunzio, si direbbe, ha provocato
più che furor vendicativo, attonimento.
Sembrano sgomentati.
Forse anche hanno de' dubbi.

Cham

Che vi ci vuole? o grandi Capitani?
O Sognatori a capo degli addormentati?
Per porvi il naso sul reale?
Che vi gettino nella bolgia?
Calma! Dimenticavo che son re.
(Munito di tali avversari corro
il rischio di marcirvi per dieci anni!)
Intanto devo recitar mia parte
da buon attore come vi credessi
(del resto, m'abbisogna qualche svago).
Per cui progetto enfatiche riforme
e, per parlare come la regina
che credeva burlare,
legifero nel vuoto
e moralizzo i cocci rotti.
Salvo la fossa de' grifoni
(il fondamento d'ogni bene).
Benone va. Il sistema è perfetto.

Siede di nuovo al tavolino
Tende a Gioele una tabella

Tieni, a proposito,
va dal Ministro di Giustizia
e portami quest'ordine.
Affar privato che mi preme.
Vecchio conto da regolare
con un nemico.
Si tratta di Azazele
che fu alto commissario alle mine.
Dal mio predecessore sostenuto
si fece capo d'una spedizione
contro mio Padre in terra d'Alleanza.
Oggetto di conquista: una collina
pietrosa assai ove le nostre capre
conducevamo, di cui ogni pietra
per la nostra disgrazia, era d'argento
non prese l'arme la nostra gente
per la difesa della terra patria.
Però la terra stessa con le sue bestie
(e soprattutto insetti e rettili)
e più ancora gli esseri invisibili
respinsero il nemico di Noè.
I disgraziati Henochiani
di piaghe afflitti invan si dibattevano.
La travatura rosa dai termini
si sprofondava ne' pozzi.
Infin il suol tremò, chiuse la bocca,
trangugiò l'opera con gli operai.
Azazel richiamato dal tiranno
d'alto dispiacimento
accusato,
da quel tempo languisce nell'ergastolo
condannato alla pena di vuotare
la bolgia dei dragoni,
a nuotar giorno e notte
nella loro ardente merda.
Meglio sarebbe valso
a quel povero figlio d'angelo
non misurarsi con il Giusto!
Ma già troppo durò codesta burla.
Va, corri a farlo liberare
subito, prima di stasera
subito - prima della mia caduta.

Gioele esce con la tavoletta

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