giovedì 30 maggio 2013

Il buco 3/1


Il buco 3/1

«Il mondo è pieno di violenza e noi abbiamo la possibilità di cambiare, di dire basta!» La voce di Luisella viene dal buio, come una canzone antica, puro suono senza volto: «La violenza mantiene le relazioni di potere, è la violenza del potere e si esprime anche con il controllo dei corpi, perchè anche il corpo è merce che deve obbedire alle regole del mercato. Io in quanto donna devo stare dentro ai ruoli che mi vengono imposti, non posso dire NO, non posso scegliere.
Non sono una persona, un individuo con una volontà che può realizzarsi. Sono solo in quanto ho un ruolo di cura, in funzione dell'uomo, in una relazione strutturata dalla cultura patriarcale. Ecco perciò che se mi rifiuto, se mi nego, scateno la violenza: fino al femminicidio, allo sterminio delle donne che rifiutano la sottomissione, che alzano la testa. Ecco che gli uomini, spaventati reagiscono e scatenano la repressione perchè sentono minacciato il loro potere, la loro identità, il loro ruolo di dominio. La stessa violenza si scatena contro gli uomini che mettono in discussione questa cultura, contro i gay o i trans e ancora di più contro le lesbiche perchè le lesbiche sono quelle che negano in modo radicale la presa del potere, perchè non sono in alcun modo utilizzabili.»
L'ascolto ma quasi nel dormiveglia, mi accorgo che a tratti mi addormento. Sono argomenti che per lei sono centrali e che a me annoiano. Glielo dico: «Sono discorsi lontani, non li sento, non mi toccano.»
«Ma anche tu ci sei dentro, anche tu devi comprendere il ruolo che hai nel mantenere queste relazioni di potere, come anche tu contribuisco al femminicidio. Anche il sesso è uno strumento del potere. Il moralismo che pretende di controllare i corpi delle donne e di dire alle donne cosa ne possono fare, che nega alle donne la possibilità di decidere di vendere il proprio corpo, ad esempio. La rpostituzione viene vista sempre come una schiavitù, come se la donna non fosse in grado di decidere con la propria testa, perchè se una donna decide di fare la prostituta può essere solo stata obbligata, non può averlo scelto. E poi la negazione della sessualità femminile, la negazione che la donna possa fare sesso solo per il piacere di fare sesso, per il sesso in sé. La donna viene vista come uno strumento per il piacere dell'uomo, non è un individuo con la sua vita, le proprie pulsioni erotiche.»
Non ce la faccio più, tra il buio, il sonno e la sua voce in sottofondo mi sto proprio addormentando. «Luisella, dammi retta, finchè critichiamo possiamo anche essere d'accordo, il problema è quando si comincia a costruire. Vedi, ad esempio i gay: a me non me ne frega niente che si sposino, che lo facciano pure, sono affari loro. Mi dà solo fastidio quando prendono a prestito i concetti che apprtengono ad una determinata realtà, non una realtà qualunque, indifferenziata, ma proprio a quella là, che è un rapporto tra un maschio e una femmina, e vogliono accaparraselo. Ma dai! Poi si parla di omofobia, ma per forza. Ma che la smettano di pestarmi i piedi e vedrai che nessuno li andrà a pestare a loro.»
«Ecco, vedi che vai a difendere una realtà morta? Che ti schieri in battaglia pronto ad uccidere il nemico che hai davanti e non ti accorgi che il castello alle tue spalle è già da un'era, da una eternità vuoto e diroccato. La famiglia di cui parli, che vorresti difendere, cos'è? Dov'è? Perchè invece di difendere un rudere non cominciate a ripensare tutto? La vita non è un edificio statico, è evoluzione, crescita, esperienze. Conosci una donna, ti innamori, ci vivi insieme, poi scopri che non è quello che volevi, o cambi tu, maturi. Con un po' di buon senso si può decidere di prendere strade diverse, se non si è schiavi di meccanismi patologici, di spirito di possesso.»
«Credi che non ci abbia mai pensato? Credi che non mi accorga che viviamo tra rovine e ruderi? Che la nostra civiltà è un cimitero?»
«Perchè allora combattete contro chi cerca strade nuove? Perchè negate il diritto di provare nuove forme di convivenza?»
«Lascia perdere quelli che hanno bisogno di bandiere, di gridare viva e abbasso. Ce ne sono da entrambe le parti della barricata. A dir la verità ho l'impressione che la maggior parte dei profeti o delle profetesse, degli invasati dalla verità siano dalla vostra parte. È più facile trovare femminitste convinte di portare il verbo che cattolici. Ma lasciamo appunto da parte i tifosi. Per quel che mi riguarda, non voglio impedire nulla a nessuno. A me basta che non mi pestino i piedi, poi facciano quel che vogliono.»
«Non mi hai risposto» incalza lei: «Se la famiglia patriarcale è morta, perchè non lasciate che gli altri facciano altri tentativi? Perchè volete imporre il vostro punto di vista, decidere se le persone devono stare insieme o separarsi, scopare o non scopare, amarsi o odiarsi per un giorno, un anno o per sempre? Solo la libertà di scelta totale e assoluta, solo la piena autodeterminazione può realizzare l'individuo in quanto individuo, persona umana unica e irripetibile.»
«Chiacchiere» ribatto: «Solo chiacchiere. Perchè alla fine il problema non è se sei libera di fare quello che vuoi, ma se sai quello che vuoi. Che cosa vuoi, che cosa è la verità, la bellezza, la giustizia. Questo viene prima. Sapere cosa conta, saperlo fare ed essere liberi di farlo.»
«Tu lo sai che cosa vuoi? Chi ti ha impedito di farlo? Non mi sembra che la tua storia possa essere di esempio. Senti, dimmi una cosa, ma se tu avessi potuto decidere al posto di tua moglie, come avresti voluto che si comportasse con te? Che cosa è mancato al vostro rapporto? Spiegami come voi cattolici vorreste che fosse la coppia ideale.»
«Insomma: basta» la interrompo spazientito: «Io non sono cattolico!»
Segue un silenzio imbarazzato. «Cioè, insomma mi spiego. Vorrei, tento, ma non lo so, non so cosa sia giusto davvero, quale è davvero la strada giusta, la strada del Vangelo, non ne ho idea. Sono sempre più confuso. Io potrei dirti come la vedo io, ma so bene che la maggior parte dei cattolici è su altre posizioni. La retorica dell'amore, il buonismo, vogliamoci tutti bene e sorridiamoci l'un l'altro come ebeti non serve a nulla, non porta da nessuna parte. Perchè alla fine si arriva sempre ad un dunque e a quel dunque nessuno risponde con si e no, tutti girano attorno. Mi rendo conto che non possiamo prendere come ideale la società del passato. Però non possiamo neppure negare ogni riferimento, ogni ideale, perchè se non ci sono regole l'unica regola che rimane è la regola del più forte. A volte, vedi, ho l'impressione che l'unica regola sia la croce, cioè la rinunzia a qualunque punto di vista, la sconfitta totale. Quando mi viene questo sospetto vorrei però una sola cosa: che durasse poco. Perchè in fondo l'agonia di Gesù è durata meno di ventiquattro ore, iniziata il giovedì sera al venerdì pomeriggio alle tre era già conclusa. Invece questo calvario sembra non finire mai. È questo che mi confonde.»
«Intendi dire che vorresti farla finita?» chiede lei e riconosco un tremolio preoccupato nella sua voce.
Non l'ho mai detto a nessuno, Luisella è la prima che mi legge nel cuore fino a questo incoffessabile segreto: «Sì, è vero. Ci penso spesso. A volte è addirittura un pensiero fisso. Farla finita, andarmene, non perchè la vita sia difficile, ma perchè è incerta, per guardare Dio negli occhi e chiedergli che cosa vuole da me, da noi, che senso ha tutto questo.»
«Non dirlo mai, neanche per scherzo. Ricordati che ci sono io, vieni a parlare con me, sfogati con me. Non pensarci nemmeno, fallo per me.»
«Che donna che sei! Rifiuti i ruoli di cura e poi hai questi atteggiamenti materni così dolci e teneri! Ti invidio, sai? Davvero! Sembra che tu abbia uno scopo, un obiettivo, che tu sappia dove andare. A dir la verità non sono del tutto sicuro che tu non ti auto-illuda di sapere dove vuoi andare, ma tutto sommato ti ammirerei lo stesso.»
Mi accarezzauna la mano. Taciamo.

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