mercoledì 27 febbraio 2013

DELIppeRIni

Siamo tutti politologi in Italia, si sa, e per qualche giorno, dopo le elezioni, le analisi del voto abbondano. Poichè siamo anche tutti abbastanza farfalloni, lo sforzo di analisi dura poco e quando chi ha qualcosa da dire comincerà ad aprire la bocca, l'argomento non sarà più di moda.
Al momento però ci si butta anche la Lipperini. Con quattro righe che varrebbe la pena abbandonare all'unica critica adeguata, quella dei topi, se fossero su carta.

Ma soffermiamoci un attimo: la Lipperini parte da una ricerca su cosa pensano gli italiani a proposito del lavoro delle donne e in particolare sulle risposte alla domanda se i bambini in età prescolare soffrono se la mamma lavora.
Poichè in Italia la stragrande maggioranza è convinta che i bambini piccoli hanno bisogno della mamma, la volpe mette in relazione questo con la cultura religiosa degli italiani. Poichè, secondo le sue statistiche, il 90-100% degli italiani è cattolico, tra le due cose (l'opinione che i bimbi piccoli abbiano bisogno della mamma e la cultura religiosa di appartenenza) c'è una relazione.
La volpe raddoppia accreditando a questo nefasto legame la vittoria (?) del centro-destra alle ultime elezioni. E lancia l'allarme riguardo a nefande e reazionarie manovre del pretume (non ci va leggera l'intellettualoide e mette insieme cattolici e ortodossi nella propria esecrazione). Tra le quali la campagna Uno di NOI.
Ora, io faccio fatica a capire perchè la Lipperini sia una intellettuale nota, non tantissimo ma insomma una certa notorietà ce l'ha. Posto che non capisco, vorrei che la miss due-neuroni-in-conflitto mi illuminasse:
Primo. I bambini piccoli intrattengono o no un rapporto particolare con la madre? Questo rapporto è o non è fondamentale per la loro maturazione? Mettere in relazione la risposta a questa domanda con la cultura religiosa di riferimento a prescindere è davvero da deficienti! Se la crescita equilibrata di un essere umano (ma forse anche delle scimmie e di chissà quante altre specie viventi, mammifere o non mammifere) è influenzata dalla relazione con la madre nei primi anni di vita, negarlo per partito preso (per anticlericalismo ad esempio) significa far del male a quegli esseri umani.
Secondo: se il rapporto con la madre non influisce sulla maturazione dei bambini, perchè la Lipperini non lo spiega a quelle migliaia di giudici dementi che affidano i bambini, ben oltre l'età prescolare, alla madre nelle separazioni? O la madre diventa importante solo quando c'è un conflitto di coppia o la Lipperini fa solo le battaglie anti-clericali, dico io.
Eppoi, se le restasse qualche connessione attiva, vorrei che mi spiegasse a cosa serve la demonizzazione dell'avversario. Le tesi con cui mi trovo in disaccordo vanno discusse, demonizzarle suppongo che non produca nulla di buono per nessuno. Se vogliamo innalzare la conflittualità sociale possiamo anche dire che campagne come quelle del Movimento per la Vita (raccolta firme a livello europeo per i diritti degli embrioni: faccio fatica a capire come si può non firmare. Si può fare anche on line! come ci ricorda Costanza Miriano) o affermazioni circa l'effetto abortivo della contraccezione d'emergenza sono reazionarie e punto. Ma il progresso e la conflittualità sociale non vanno necessariamente a braccetto: io suppongo anzi che il progresso vada a braccetto con la capacità di dialogare e argomentare, capacità che presuppone un certo numero di neuroni connesso, vero Lipperini?
Quarto, e ultimo. Miss, ma lei è l'unica a considerare tutt'ora l'Italia un paese cattolico! Dico, mi farebbe piacere, davvero, ma purtroppo la devo contraddire: la frequenza religiosa in Italia è in caduta verticale. Attribuire ai cattolici o alla reazione cattolica un qualche peso nella sconfitta della sinistra, fa ridere. O piangere.

Con ciò, basta. La Lipperini è il passato, la vera reazione, il residuo di quel mondo che credeva di costruire con gli slogan e le manifestazioni. Oggi il papa ci ha detto


Credo che qui sia il vero confine del progresso, oltre le artificiose contrapposizione ideologiche in cui qualcuno vorrebbe risucchiarci ancora. Quelle contrapposizioni dove ci sono i pro-choice e i no-choice, i pro-life e i no-life, in una dialettica senza respiro. Perchè io ho capito che una gran parte della cultura moderna ha investito tutto sulla libertà, e non mi sognerei di dire che la libertà non è un valore. Il punto è che costoro non hanno capito che la vera libertà parte dalla conoscenza e dall'accettazione del reale. La pillola d'emergenza è contraccettiva perchè lo è, non perchè in tasca ho la tessera di un partito anzichè di un altro.
E la domanda vera a questo punto è un'altra: ma il reale è gioia? Questa è la domanda vera.

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