giovedì 30 maggio 2013

L'Ultima Notte


L'ultima notte

Mangiamo distratti un piatto di pasta al pomodoro per cena, mi chiede dell'ufficio, le reazioni dei dipendenti, se si è saputo di noi chiusi nell'ascensore e se ridono. Parliamo del nuovo governo, della donna al ministero dell'integrazione, primo ministro di colore nella storia della Repubblica.
Mi fa vedere alcune cose che ha scritto in rete sui vari blog, su Twitter, su Facebook. Poi andiamo a letto.
Guardo il soffitto e le dico: «Domani torno a casa mia».
«Non dirai sul serio, spero! Come fai a tornare in quel vicolo cieco? Vai avanti, fammi il favore, guardati attorno, hai ancora tante cose da fare, sei una persona in gamba con tanta energia e tante risorse, non rovinarti la vita. Puoi avere tutte le donne che vuoi, basta che ti liberi dalle tue paranoie. Guarda Dorotea, è cotta di te, perchè non te ne accorgi? … No, non dirmi? Ci sei andato a letto? Quando ho fatto il suo nome hai avuto uno scatto! Non ci posso credere! Bene, sono contenta, vedi che ho ragione, non c'è nessun bisogno che tu torni a casa da tua moglie a fare il martire, per orgoglio, presunzione o moralismo che sia.»
Diavolo di una donna, come ha fatto a capire di Dorotea in una manciata di secondi, senza che dicessi una sola parola?
«Ho promesso», dico disperato.
«Tutti noi facciamo errori nella vita, ma la vita è più grande dei nostri errori, devi andare oltre, siete voi cattolici a parlare di umiltà, non è vero? Allora ammetti che hai fatto un errore quella volta a promettere fedeltà a tua moglie e vai avanti, oltre, costruisctiti un'altra vita, riprendi in mano il tuo futuro.»
«Scusa Luisella ma non hai capito. Non è la promessa a mia moglie che mi lega. Le promesse tra persone valgono quel che valgono reciprocamente, cioè: se io prometto ad un tale un chilo di mele per un euro e quel tale non mi dà un euro, io non sono tenuto a dargli il chilo di mele. Ma qui si tratta di promesse fatte a Dio e con Dio non c'è storia, Lui mantiene sempre.»
«Ma cosa significa: che una volta sposati due non possono più ripensarci? Neppure se lui la picchia, se è un alcolizzato, un violento, se è fuori di testa?»
«Perchè gli esempi ti vengono meglio quando nei panni del carnefice c'è lui? E se invece il carnefice fosse lei?» scherzo triste.
«Non importa, cogli il senso. Come fai a pensare che una persona debba portare per tutta la vita il peso di una scelta sbagliata? Mi sembra assurdo, non riesco a vederti schiavo di quella donna meschina, avida e cattiva. Con tutto quello che potresti fare e vivere ancora! Ti ho visto rabbuiarti ogni volta che si parlava di lei: lascia perdere, dimenticala!»
«Io non ho alcuna difficoltà a dimenticarla, anzi. La sua vista, la sua voce, la sua vicinanza mi tolgono il respiro, mi opprimono. È vero, avrei un sacco di cose da fare, tante idee: quando penso che lei può metterci le mani sopra perdo ogni entusiasmo. Perchè lo sai vero che la metà delle quote della società è sua?»
«Non importa, lasciale tutto e ricomincia. Tu e Dorotea: ti seguirà ovunque.»
«Dovrei lasciare a casa un sacco di gente, Luisella»«E con questo? Non sei mica il loro tutore. Pazienza, si arrangeranno e comunque ti capiranno. Poi pian piano, quando sarete ripartiti, li richiamerai uno ad uno, se non avranno trovato alternative. Ma non puoi suicidarti così.»
«Hai ragione, si possono fare molte cose e trovare molte alternative, ma resta Dio. Non si può passare oltre.» Restiamo in silenzio. Dalla finestra strisce di luce si stagliano sul soffitto, lei è appoggiata al mio petto, le accarezzo la schiena.
«Questo, il tuo è un mondo che non capisco. Che senso ha un Dio che fa leggi contro gli uomini, che lega coloro che credono in Lui? Mi sembra davvero un circo assurdo: ti fa incontrare una donna, te ne fa innamorare, e te la proibisce? Ti lega alle tue promesse senza alcuna considerazione di ciò che puoi aver vissuto, di come sei cambiato? Di ciò che Lui stesso ti ha fatto vivere? Mi sembra un Dio molto crudele, disumano, ti dirò.» Le sue parole galleggiano nel silenzio, sussurrate con dolcezza, senza astio, senza ironia, come carezze. «Il Dio cattolico è un Dio duro, crudele. Non ha avuto pietà neppure per suo Figlio, d'altra parte, come puoi sperare che abbia pietà di te? Non si è impietosito vedendo suo Figlio in croce, ti lascerà nelle mani di tua moglie se non sarai tu a liberartene. Fallo per te, liberatene, non te lo meriti, o fallo per me, per Dorotea, per tutte le donne che puoi far felici con un solo no.»
Mentre parla scendo con le mani tra i seni e tra le gambe e il suo sesso bagnato, lei freme, si inarca, facciamo l'amore.
Esausti ci lasciamo andare sui cuscini, infine ritrovo il filo del discorso: «Sarebbe un no a Dio, come faccio? Cosa resta se dici no a chi ti ha creato?»
«Ma fare all'amore con me o con Dorotea o andare a prostitute non è già dirgli di no? Non è già andare contro la sua volontà? Allora perchè non sei coerente? Accetta il fatto che essere coerente con il tuo Dio sia impossibile, cerca un altro ideale più realizzabile, alla tua portata, qualcosa che ti faccia felice e faccia felice quelli che ti sono attorno» insiste lei con un dolore nella voce che viene dalla profondità dei secoli, un dolore che fa delle sue parole una musica, un lamento antico.
«Io non sono schiavo delle mie incoerenze, amore mio» mi sorprendo di averla chiamata “amore mio”, come una fiamma dolce mi scivolasse dentro. «Per le incoerenze e i peccati c'è la confessione. Ma per chi scende dalla croce non c'è nessun perdono possibile.»
«Il tuo è un Dio strano. Ti chiede l'impossibile sapendo che non lo puoi fare e si prepara già a perdonarti. Davvero difficile da capire.»
«Si è un Dio strano. Ma come posso farne senza?»

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