giovedì 30 maggio 2013

Il sogno


Il sogno

Mi siedo nell'ultimo banco e senza accorgermene mi addormento. E dormendo sogno.
Una terra desolata e triste, di rifiuti e alberi bruciati. Qualcosa si muove, polvere su polvere si raccoglie, le ossa crescono, si allungano, si articolano, sulle ossa i tendini, la carne, i muscoli, la pelle.
Stanchi e a fatica vecchi deformi si alzano dalla polvere, malati, feriti, storpiati, consumati dall'ultima fatica del morire. Alzandosi la pelle si distende, i muscoli ritrovano vigore. Quando sono in piedi sono splendidi giovani atleti, vestiti di bianco fino ai piedi nudi.
Alcuni qua, altri là, a decine sparsi, centinaia, migliaia, milioni. Un raggio rasoterra del sole che sorge cattura la loro attenzione indicando la via sulla quale si incamminano, affrettano il passo, corrono in fiumi immensi. Gli uomini cantano marce militari cadenzate e potenti, alle quali le donne rispondono con note leggere, quasi lieder di altre epoche. Gli uomini corrono pesanti con passo ritmico, i muscoli scattano decisi e sicuri, potenti. Le donne seguono elastiche, il seno pieno spinge in alto le vesti che nella corsa si sollevano mostrando le gambe perfette, lisce, senza traccia di peluria o età.
Quel fiume di gioventù corre nella pianura, verso il monte all'orizzonte, inizia a salirlo, cambia il paesaggio. Prima le viti, poi i castagni, infine gli abeti. L'aria si fa fredda e dura. Poi la neve sola, gli alberi e le rocce sono in basso, attorno e avanti solo neve e ghiaccio. Salgono ancora, veloci, senza fatica, superano le ultime nevi e si lanciano verso le stelle, un fiume bianco nel cielo nero.
Li seguo piccolo e grigio, pieno di vergogna e rimorsi ma anche speranza che mi vedano e mi prendano con loro. Ecco il più bello dei figli d'uomo venirmi incontro con occhi pieni di gioia: «chi sono costoro che corrono tra le stelle?» mi domanda.
«Io non lo so, dimmelo tu Signore. Sono forse i tuoi eroi, coloro che hanno dato la vita per i poveri e per la tua Chiesa, coloro che hanno lottato per la giustizia e la verità contro ogni menzogna e compromesso?»
«Sono coloro che hanno mangiato la mia carne e bevuto il mio sangue», mi risponde. «Sono coloro che vivono della mia morte, sono felici della mia tristezza, gioiscono del mio dolore»
Mi prese allora una rabbia dentro e una indignazione grande.
Riprese: «Sono coloro a cui la vita ha negato tutto. Sono gli ultimi della terra. Io sarò la loro luce, la loro gioia. Io asciugherò ogni lacrima dai loro occhi.»
Mi svegliai di soprassalto indeciso tra la paura e la gioia. Uscii barcollando dalla chiesa, grato alla fresca brezza serotina.
Tornai al mio appartamento. Mi lasciai andare su una sedia incerto della passione impressa dal sogno presto svanito, con gli occhi pieni di luce. Il campanello spande una polvere di stelle sul mio sogno, quasi un messaggio da un altro pianeta.
Luisella era alla porta, un occhio viola, la faccia sanguinante, gli abiti scomposti, lacrime alcune fresce altre asciutte le rigavano le guance.
«Cosa è successo?»«Posso entrare?»«Certo.» Entra, si siede.
Restiamo in silenzio.
«È stato il tuo compagno?»
Ci sono errori che ripetiamo ossessivamente, come mosche che sbattono contro il vetro. Ci sono donne che scivolano da una relazione violenta ad un'altra. Vedo Luisella sotto una nuova luce: la violenza del suo primo matrimonio si ripete con il nuovo compagno e lei non è capace di uscirne. Il femminismo non la aiuta, qualche meccanismo in lei la riconduce alla stessa strada.
La porto in bagno, le preparo gli asciugamani, sapone, sciampo. Mentre l'acqua scorre ritrovo un regalo ancora incartato: una camicia da notte che avevo comprato per mia moglie. Scartandolo risveglio antiche ferite, di quando lottavo ancora per un amore perduto.
Socchiudo la porta del bagno e la poso all'interno. «Entra, per favore» dice lei. È ferma sotto l'acqua che le lava via la schiuma. «Non dirai a nessuno di questo, vero?»
Non rispondo, allungo una mano e le strofino la schiena. Lei chiude l'acqua, le allungo l'asciugamano, la strofino, la stringo, in silenzio. Ci sono dolori che sono universali, l'amore perduto, smarrito, l'amore che ti tradisce, ti rinnega. Penso alla tristezza che doveva esserci nello sguardo che Gesù ha rivolto a Pietro al canto del gallo.
«Vado a prendere una pizza?» suggerisco.
«Non importa, non ho fame» «Vado lo stesso»«Allora margherita, grazie.»
Le pizze fumano ancora, apro due birre.
«Ti fidavi di lui? Era già successo?» le chiedo.
«Non basta la buona volontà per spegnere la gelosia» dice lei.
Andiamo a letto. Si toglie la camicia da notte e si infila sotto le lenzuola. La stringo forte, come due notti prima.
La bacio con la bocca e con il cuore, lei mi si scioglie addosso.
Le parole del frate dagli occhi azzurri mi tornano in mente: “Cristiani, cristiani”.
Mi fermo a quel punto, la bacio, non faccio altro che baciarla. Come una corda dentro si tende fino allo spasimo, lei sente il mio membro eretto ma capisce che qualcosa mi frena e quel che intuisce la infiamma ancora di più, mi bacia come se volesse regalarmi l'anima o prendersi la mia.
Stanchi di baci e carezze ci addormentiamo, leggeri come bambini.

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