mercoledì 29 gennaio 2020

Invecchiare

Quando una amica ti regala un libro dal titolo "Invecchiare bene è un'arte" di Piero Rattin capisci che è ora di pensarci.
Nel leggere quel libretto però me ne sono uscito piuttosto sconsolato.
Se io mi devo preparare alla vecchiaia sono altri i binari su cui voglio andare.
La saggezza antica ci ha già detto qualcosa: insegnaci a contare i nostri giorni, dice il Siracide, e giungeremo alla sapienza del cuore.
E gli indù dividono la vita in quattro fasi: la giovinezza, da dedicare allo studio. La prima maturità da dedicare al lavoro e alla famiglia. La seconda maturità da dedicare alla politica. E la vecchiaia da dedicare alla filosofia.
La filosofia, che è anzitutto uno sguardo razionale sul reale.

E la prima cosa che ci dice la ragione è che la nostra vita è un breve intervallo tra due eternità. Un nulla, il giorno di ieri che è passato. Un turno di veglia nella notte. La cosa più importante è l'eternità che ci attende, non questa breve parentesi.
Questo non è religione nè spiritualità. Questo è razionalità. Primo.
Suor Faustina Kowalska diceva che gli uomini sono chiamati a riempire gli spazi lasciati vuoti dagli angeli ribelli. È un compito immenso. Entusiasmante. Infinitamente più intigrante di tutto ciò che possiamo aver fatto o che potremo ancora fare in questa vita.
La nostra capacità di costruire, fare, modificare, incidere nella storia, dipende pochissimo da ciò che noi siamo in grado di fare, dire, pensare. Con lo sguardo rivolto all'eternità, questo assunto deve essere chiaro.
Con lo sguardo sapiente di chi sa usare la propria ragione e non deve rendere conto a nessuno, non deve superare nessun esame, è evidente che la fecondità storica non dipense dalla nostra azione. Dio in un attimo attraverso noi o non attraverso noi può fare quello che noi non possiamo fare lavorando duramente giorno e notte per dieci, cento o mille anni. Alla fine Alessandro Magno è morto e non sappiamo neppure dove sono le sue ossa. Morirà anche Trump, Putin, Beppe Grillo, etc. Ma la storia è stata cambiata da una vergine che di propria iniziativa ha fatto e detto ben poco (Maria) e un trentenne morto in croce.
Perciò l'impotenza della vecchiaia, agli occhi della ragione, non è per nulla impotenza. Ci sono ancora e ci saranno sempre tante, troppe cose da fare, da sapere, dire, chiedere. E il vecchio ha la fortuna di non avere altre distrazioni. Può dedicarsi corpo e anima alla filosofia. Alla conoscenza amorosa, piuttosto che all'amore della conoscenza.

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