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venerdì 21 gennaio 2022

 CCXLIV 

Il diavolo ha due corna: l'orgoglio e la menzogna, i due mali che dilaniano il mondo  e vi scavano l'inferno. (... omissis ...)

mercoledì 18 settembre 2013

Spazio - Tempo

A ciascuno è dato un tempo determinato in uno spazio indeterminato. La vita è quel tempo in quello spazio e vivere è la coscienza di quel tempo e quello spazio.

Lo spazio senza tempo non è vita, è morto, non è dato.
Il tempo senza spazio è irreale, scivola nell'illusione e nel sogno.
È reale il tempo nel quale io posso afferrare il piatto che mia moglie mi porge. Il reale il tempo vissuto nello spazio.

domenica 8 settembre 2013

Lo Spazio

Lo spazio non può essere semplicemente una intuizione a priori, un prodotto dello spirito (Kant), al contrario è una esperienza oggettiva e irreale allo stesso tempo.

L'intuizione dello spazio poggia sulla sensibilità (tatto e visione), sulla memoria e sulla volontà. Tuttavia l'intuizione vera e propria dello spazio nasce in senso proprio dalla volontà, cioè dall'intenzione dell'azione la quale nella misura che vuole un qualunque obiettivo, lo vuole nello spazio. Fuori dallo spazio nessuno fine può essere raggiunto, anche quando si tratti di un fine interiore, perchè il fine interiore non è fuori dallo spazio, ma appunto nello spazio interiore.

L'intuizione dello spazio è in sè assoluta e perfetta, perché è l'assoluto opposto dello spirito che lo intuisce: molteplice ed esteriore. Tutto ciò che (l'oggetto) in quanto è nello spazio (cioè fuori di sé)  presuppone il molteplice, perlomeno in quanto possibilità astratta, e lo presuppone fuori di sé proprio in tanto in quanto l'oggetto in sé è fuori di sé.

Lo spazio non è un oggetto né un soggetto. È una relazione. Una relazione esterna ad ogni oggetto.
Lo spazio non ha un luogo, non si può chiedere, come di un qualunque oggetto, "dove è" (vedi il paradosso di Zenone). Lo spazio è ciò che sta fuori: fuori di sé, fuori dagli oggetti, è l'esteriorità in sé. Non è esteriore solo in relazione a qualunque oggetto e a qualunque soggetto: è esteriore anche in relazione a sé, è la relazione esteriore in sé, l'esteriorità perfetta.
Lo spazio è ciò che sta tra il punto (oggetto senza dimensioni, zero assoluto) e la somma infinita di punti in ogni direzione (somma infinita di zeri, quindi zero infinito). È quindi la molteplicità.
Ma questa molteplicità non è a sua volta esteriore allo spazio, bensì ne costituisce la qualità intrinseca: la quantità.

Daniel Vigne, La Relation Infinie, pg.370-397

mercoledì 24 luglio 2013

Forma e Materia

(Da La Relation Infinie, di Daniel Vigne)

L'attenzione accordata alla forma dell'opera d'arte, cioè all'atto sintetico dell'artista, non implica assolutamente l'oblio della materia sensibile che egli elabora."È evidente che il valore di un'opera dipende in egual misura dall'una e dall'altra." Ma la relazione tra questi due termini è complessa, perchè la materia, come afferma Aristotele, non è mai del tutto informe: il rapporto tra la forma e la materia è sempre, nella realtà, il rapporto di una forma con un'altra forma meno elaborata. Così quando l'artista non riesce ad assoggettare completamente la materia della sua opera, c'è "una duplicità di forme o molteplicità di forme" piuttosto che opposizione tra ciò che è formato e ciò che non lo è.

lunedì 1 luglio 2013

Principi LIX

Fa' a meno dell'orologio.
L'ora non conta nell'evidenza.
Ti alzerai quando il sole spunta.
Quando tramonta ti coricherai.
Mangerai quando la fame suona mezzogiorno.
Berrai quando una fonte rinfrescherà il tuo cammino.
Arriverai quando Dio vorrà.
Non affrettarti, non perdere il tuo tempo ad affrettarti.
Dio solo sa l'ora della tua morte e per il tuo bene te la fa ignorare.

Lanza del Vasto, Principi LIX

lunedì 27 maggio 2013

Tieniti Diritto e Sorridi


Nell'agiatezza e nelle strettezze,
Nella miseria o l'opulenza,
La malattia o la salute,
Tieniti diritto e sorridi.

Tra coloro che si precipitano,
Coloro che si agitano nel vuoto
O si urtano gli uni gli altri
Tieniti diritto e sorridi.

Tra coloro che si fanno largo a gomitate,
Coloro che stendono le mani per prendere,
O che si arrampicano e sidestreggiano,
Tieniti diritto e sorridi.

venerdì 1 marzo 2013

Prima papa, ora pellegrino



Non è giunto colui che cammina. Il pellegrino non è un saggio, non è un santo. È un amico della saggezza, un amante della santità

La verità che tu cerchi non sta al termine del cammino. Sta dappertutto. Sta in te. Te stesso cerchi, o pazzo. E vai a cercarti lontano!

...
Va, pazzo! mettiti dunque in marcia con tutta la tua vita. E la strada faccia cantare il tuo corpo di canna secca e le tue gambe di vento.

Principi VII

Il papa Benedetto XVI ieri ha lasciato/abdicato/rinunciato al pontificato, affermando: sono un pellegrino giunto all'ultima tappa della sua vita.

mercoledì 27 febbraio 2013

Cerca almeno di essere onesto


Impegna qua o là le braccia, per la mietitura o la vendemmia. Riscattati con gli atti.
Se vuoi vivere santamente, tenta almeno d'essere onesto.
Onesto è chi mette un legame tra ciò che prende e ciò che rende.
Ma la gente più ha, più si sente dispensata dal fare.
Meno bisogno si ha, più facilmente si guadagna.
Il mondo onora più di tutto quelli che non servono.


Principi, IX

C'è una sola cosa triste, scrisse Leon Bloy:  non essere santi
Nel mondo cattolico, nei gruppi e nelle associazioni, si incontra spesso gente che vuole essere santa. Nel mondo laico cercano la gloria, e forse le due cose non sono molto distanti. 

domenica 17 febbraio 2013

si al si e al no



Non è giunto colui che cammina. Il pellegrino non è un saggio, non è un santo. È un amico della saggezza, un amante della santità

La verità che tu cerchi non sta al termine del cammino. Sta dappertutto. Sta in te. Te stesso cerchi, o pazzo. E vai a cercarti lontano!

Infatti il mio corpo che si trascina nel mondo esterno ignora la verità che la mia intelligenza ha visto. Voglio mettere i piedi nei passi del mio pensiero, voglio tastare con le mani ciò che sa il mio sapere, voglio pesare il mio peso sulla terra promessa delle certezze spirituali.

Va, pazzo! mettiti dunque in marcia con tutta la tua vita. E la strada faccia cantare il tuo corpo di canna secca e le tue gambe di vento.

Principi VII

In La Montée des Ames Vivantes Shantidas propone una sintesi delle teorie cosmogoniche: cos'è la realtà, cos'è il mondo, è eterno o è stato creato? E se è stato creato, perchè?
Questa domanda segna l'inizio del pensiero Occidentale:  per Parmenide l'essere  è l'unica realtà, ciò che non permane è contingenza, transizione, apparenza; per Eraclito tutto diviene, la vera realtà è il divenire, tutto è relativo. Si tratta in fin dei conti di due monismi: la realtà è una sola, o l'essere in sè o l'essere in divenire. Al monismo si oppone il dualismo manicheo e gnostico: il mondo è malo, è un inganno, una caduta, un errore, la felicità è perciò la fuga, la morte è l'unica vera liberazione.

venerdì 15 febbraio 2013

si al si, no al no

 
(rinuncia 3)

Ogni pensiero si ferma e si definisce quando risponde “sì” al sì, e “no” al no.

Ma la vita risponde “sì” al no come al sì. Si bilancia fra un contrario e l'altro, cade, e con la caduta si perpetua.

Se la vita non è la ricerca di una verità nella quale si arresti e si compia, allora è un errore, ed ogni suo passo la moltiplicazione dell'errore.

Principi VI 

giovedì 14 febbraio 2013

ciò che va-da-sé (rinuncia 2)

A che gli vale un veicolo? se la ride delle macchine rotolanti, colui che ritorna all'evidenza!
Va solo, a piedi, colui che va a ciò che va-da-sé.
 Principi IV


Le macchine rotolanti corrono e fanno arrivare prima. Arrivare prima dove? A quale traguardo ti conducono? Perchè?
Fanno risparmiare tempo per portarti dove non vuoi andare, dove non sai se vuoi andare. Tutti di corsa per arrivare non si sa dove. L'importante è risparmiare tempo, perchè il tempo è denaro.
Bisogna correre per fare profitto, perchè la gazzella corre per sfuggire al leone, il leone per raggiungere la gazzella, ma tutti corrono attorno nella giostra del mondo.

Sulla strada: la rinuncia di Benedetto XVI

Dura e contrastata vita quella di un pacifico barbone. Ma talvolta la gioia delle fontane la rischiara e sempre la grandezza del cielo.
Da molto tempo porto bastone, bisaccia e barba.
A furia di bilanciarmi da un piede all'altro, ho finito col dimenticare ciò che mi hanno insegnato a scuola, col dimenticare ciò che ho imparato sui libri.
I pochi pensieri che mi restano, sballottati a lungo nella testa con uno sgradevole rumore, rinsecchiti all'aria e al sole, si son ridotti a quasi nulla.
È da imbecille il dire cose ovvie con gran fervore, e come se le si fosse inventate or ora. Perdona, amico, se ormai non so fare altro.
Altro non so che cose talmente evidenti che un uomo intelligente disdegna dirle, talmente evidenti che la maggior parte degli intelligenti hanno finito col dimenticarle.
Lanza del Vasto
Principi e Precetti del Ritorno all'Evidenza, I


Il 12 Febbraio papa Benedetto XVI ha abdicato/rinunciato alla cattedra di Pietro. Ritenendo di non essere più in grado di svolgere bene il proprio ufficio.
Tanti altri non fanno bene quello che devono fare, e potrebbero prendere esempio.
Ma c'è anche un'altra ragione per abdicare: per andare in cerca di se stessi. Non è il caso di Ratzinger, è semmai il nostro caso, viandanti e pellegrini che sfuggono alla falsa luce dei titoli e degli incarichi, noi che non crediamo di essere definiti da ciò che gli altri vedono in noi.
Ho letto da qualche parte (ma non ne sono sicuro) che S.Tommaso d'Aquino cominciasse le proprie lezioni mostrando una mela: questa è una mela, chi non è d'accordo può uscire subito.
C'è una evidenza che ci sfugge, l'evidenza dell'essere che è ciò che è e null'altro di ciò che è. Ma questa evidenza non è il risultato di una discussione, di uno scontro dialettico. Questa evidenza è ciò che appare agli occhi quando si aprono, ciò che sostiene il piede, ciò che resta nella mano che afferra.
I troppointelligenti disdegnano di occuparsi di queste inezie. Io no. Noi no.  

mercoledì 8 agosto 2012

DICHIARAZIONE ANTICIPATA DI TRATTAMENTO


 (ALIAS TESTAMENTO BIOLOGICO)

Prego Dio di liberarmi
dalla morte improvvisa
e di concedere di prepararmi
ai miei ultimi istanti.
Ma se dovessi fare un colpo
o un infarto, non agitatevi.
Non fatevi prendere dall'angoscia
e dalla fretta, non caricatemi
su un'auto o un'ambulanza
per correre verso un ospedale.
Se sarà possibile fare tutto
con decoro e dignità, fatelo.
Se potrete rianimarmi pregando,
rianimatemi.
Altrimenti pregate.
Nella mia vita ho avuto molti
momenti di pace e raccoglimento:
non rovinate i miei ultimi istanti
con la precipitazione.
Sappiate che ho già vissuto
a sufficienza e sono pronto
quando verrà quel momento
a dire: "Eccomi Signore".
Lasciatemelo dire
con il mio ultimo respiro.
Ditelo insieme a me.
Non affannatevi per strapparmi
alla sorte a cui nessuno sfugge,
non distraetevi e non distraetemi
nell'ora dell'ultimo sì.
Maranathà.