domenica 30 dicembre 2012

Femminicidio #16

Com'è un campo di concentramento giapponese? Gianna se lo domanda mentre cerca l'ispirazione per scrivere qualcosa sul femminicidio.
In India hanno ucciso una giovane donna. Stuprata da sei uomini, su un autobus. Davanti agli occhi del fidanzato. Poi gettata giù in strada, come un animale.
Lei, Gianna, in un campo di concentramento giapponese c'era stata, quando suo padre rifiutò di aderire alla Repubblica di Salò. Strana storia: andare in Giappone per scappare al fascismo ed essere internati per essersi rifiutati di aderire all'ultimo sussulto della dittatura. Cosa c'entra con lo stupro di Damini? Proprio nulla, ma a lei quella domanda ronza nella testa e non se ne va, come la mosca impazzita che sbatte contro il vetro della stanza.

sabato 29 dicembre 2012

La resa dei conti sui femminicidi

Il 19 maggio di questo anno qui iniziavo a monitorare il blog Bollettino di Guerra. Iniziavo molto prevenuto.

Il blog è gestito da una certa Mara, forse, nel senso che usa il nick maralibera. Non so nulla di lei, dicono che abiti in una regione del nord e che abbia un compagno. In ogni caso se lei sceglie l'anonimato, tale scelta va rispettata (anche se io ho provato ad immaginare come sarebbe se ci incontrassimo qui. Sto riscrivendolo, non comprate la vecchia edizione. Se proprio vi mando gratis il pdf della nuova provvisoria edizione).

In ogni caso, quando giorno per giorno fai il verso a qualcuno, succede che pian piano cominci a capirti, tant'è che, a sorpresa, la Mara viene fuori con una frase del genere: (questo) NON È  un femminicidio! Oibò: quindi cominciamo a ragionare, se quello non è un femminicidio proviamo a vedere se uno degli altri 124 lo è.

venerdì 28 dicembre 2012

Abbasso Fikasicula

Dopo mesi di tentennamenti mi ero sbilanciato a dire che apprezzo il percorso di Femminismo a Sud.
Male me ne incorse, perchè quasi in tempo reale le FAS escono di testa: nel perfetto stile delle ronde fasciste vanno ad attacchinare sulla bacheca di don Mario forti della propria ignoranza e presunzione.
Ovviamente Fikasicula è un po' più sgamata qui.
Faccio fatica a leggere queste elucubrazioni perchè mescolano cose intelligenti a cortocircuiti logici, a mio parere a causa di una povera osservazione del reale.
Provo a decodificare: concedo a miss Fikasicula il parallelo tra il parroco e le femministe autoritarie, in quanto entrambi vorrebbero etero-determinare la gestione del corpo femminile.

Lettera aperta a don Tommaso

Caro don Tommaso
premesso che mi stai simpatico a prescindere in quanto è presumibile che tra Tommaso e Tomaselli ci siano delle affinità, riguardo la tua lettera a don Piero qui mi permetterei alcune osservazioni.

giovedì 27 dicembre 2012

Viva Fikasicula

Ebbene, diciamocelo: con Femminismo a Sud non ho molto da spartire.
Non è passato molto tempo da quando le avevo battezzate "paucineuroniche".
La distanza che ci separa è incolmabile, me ne rendo conto. Per quel che mi riguarda io sono convinto sostenitore di alcune tesi che per loro sono come il fumo negli occhi.
Io sono convinto che per il benessere della donna, dell'uomo, della famiglia e della società, la donna deve sottomettersi all'uomo come la Chiesa a Cristo.
Lo dico subito e chiaro, perchè questo passaggio da solo scava tra noi un abisso senza possibili comunicazioni.

Don Piero: Carfagna e Lipperini

Don Piero Corsi viene attaccato per aver riproposto un post di Pontifex.
Gli attacchi che subisce hanno due colorazioni, vediamole.
C'è chi ha deciso che il femminicidio è uno dei cavalli da battaglia per la prossima campagna elettorale, mal gliene incolse al povero don Piero di aver sbagliato i tempi. Se proprio in questi giorni non stessero discutendo della data delle prossime elezioni e la parlamentare dei calendari, la più bella ministra del mondo, non sentisse vacillare la poltrona, del volantino appeso alle porte di una parrocchia di periferia non si sarebbe accorto nessuno.
Ma la Mara non abbondando di materia grigia, non può lasciarsi sfuggire la ghiotta occasione di far bella figura senza pensare, ripetendo in automatico luoghi comuni.

mercoledì 26 dicembre 2012

Femminicidio #15

 

Marina guarda la laguna dal settimo piano del grattacielo al centro di Mestre. È il venticinque dicembre del 2042.
Guarda l'orizzonte e pensa a quello che non vede. Non vede il Palais Lumiere, l'edificio avveniristico che lo stilista Cardin avrebbe voluto costruire trenta anni prima. Non c'è, perchè in molti si opposero: perchè avrebbe modificato il paesaggio e perchè ci sono sempre ragioni per opporsi.
Quel palazzo non costruito è al di là della storia in un altro mondo.
Laggiù non c'è neppure il campanile di San Marco. A centoventi anni dal suo primo crollo è caduto ancora, ma non l'hanno ricostruito, non c'erano più risorse. La prima volta, invece, agli inizi del 1900, le risorse per ricostruirlo c'erano. Vedi un po'!

giovedì 20 dicembre 2012

Femminicidio #14

 
In questi giorni hanno arrestato un cinese, nella mia città. Uno proprio ricco, aveva un grande giro, ho letto.
Sembra che facesse soldi in due modi.
Modo uno: con l'immigrazione clandestina. Il clandestino sarebbe uno che odia la luce del giorno perciò sta qui tra noi senza le carte oppure ci arriva con carte false e poi in qualche modo si sistema. Il Pan, che sarebbe il nome del cinese arrestato, forniva a questi amanti dell'oscurità indirizzi dove fingevano di avere la residenza e carte che dimostravano che essi tenevano un lavoro regolare qui in Italia.

Femminicidio #13

 
Mi so' figio unico.
Nel senso che go quatro sorele, una mare, una neoda e il vecio z'è sempre fòra.
Perciò le me coccola e le me vissia: a taola le me serve par primo, magno quel che vogio a le me parecia cafè e dolzetto.
Non che la cosa me dispiassa, ansi. In ogni caso sarìa pronto a farne de manco.
Me cousin, la zò downtown, el sparecia e el lava anca le scodele. No sèmo miga trulli, savemo ben mettàre el detersivo sora 'na spugna, la spugna sul tegàme, el tegàme sotto l'aqua e dopo sugarlo col strofinasso.

mercoledì 19 dicembre 2012

Femminicidio #12


Birba: «Che ci facciamo qui?»
Amico: «Niente!»
B: «Fino a quando dobbiamo restare?»
A: «Non so. Fino a quando si spegnerà il sole, temo. O quando l'universo collasserà.»
B: «Fino a quando il sole si spegnerà? Ci vorranno milioni di anni!»
A: «Hai di meglio?»
B: «E cosa facciamo?»
A: «Niente!»
B: «Niente per milioni di anni?»
A: «Niente. Parliamo. Pensiamo. Ragioniamo. Forse. Nient'altro»
B: «Niente per milioni di anni, qui tutti nudi, in questa penombra senza sole, su questa piazza grigia senza orizzonti! Possiamo almeno raccontarci qualche barzelletta? Indovinelli? Storie?»
A: «Oh, sì, certo. Dopo qualche secolo però le barzellette, gli indovinelli e le storie le conosci tutte, e resteranno ancora millenni e millenni di attese senza fine»
B: «Potremmo guardare le donne nude, almeno?»

domenica 16 dicembre 2012

Femminicidio #11


Rabindra girò tra le mani i sandali di corda che aveva aggiustato e ne rimase soddisfatto. Poi li calzò per vedere se si adattavano bene ai piedi o se gli davano qualche fastidio.
Infine si alzò, completamente nudo nel freddo sole dell’Himalaya. Quei sandali di corda erano il suo vestito da almeno cinque anni. Si stupì di andarne fiero, come se si fosse servito direttamente da Gucci o Armani. Poi prese la forcola e si avviò al lavoro quotidiano.
Più o meno cinque anni. Sì, grosso modo, perché per lui il tempo non ha mai avuto un grande significato. Un anno o un secondo non contano nulla di fronte all’unico istante nel quale comprendi il senso della tua vita. Aveva contato in modo approssimativo gli anni riandando con la memoria agli inverni passati e al nome che aveva dato a ciascuno: il gran freddo, i vagabondi, gli uccelli affamati, la neve sottile, la prima strada.

sabato 15 dicembre 2012

Femminicidio #10


Giacomo guardò il miscelatore della doccia e si domandò se l'avrebbe girato verso il bollino blu, a destra, o verso quello rosso, a sinistra.
Era rientrato tutto infreddolito quella sera di Dicembre e pregustava una bella doccia calda.
Nel valutare la direzione del miscelatore entravano in gioco, ovviamente, tante considerazioni. Un filo, lungo forse, anche non troppo diretto magari, ma certo tuttavia, legava quel miscelatore alla deforestazione dell'Amazzonia, per esempio.

venerdì 14 dicembre 2012

Femminicidio #9


Tutte le commesse sono infuriate per l'apertura domenicale dei supermercati.
Sembra una questione di genere: si trovano a protestare e sono tutte donne.
In generale ragazze giovani, ma a volte con qualche anno in più.
Agata ha cinquantadue anni, corpo tozzo, capelli castani. Una antica bellezza le risplende ancora negli occhi e sulle labbra.
Deve lavorare. Ne farebbe volentieri a meno ma la ditta di trasporti del marito non rende abbastanza per essere tranquilli.
Perciò lavora come cassiera al supermercato.

Femminicidio #8


In dicembre a Torino fa freddo. Accidenti se fa freddo. Non tanto perché le ore diurne sono poche, piuttosto per il vento gelido che scende dalle vette alpine, bianche all'orizzonte.
Soprattutto però fa freddo in questa roulotte, improvvisato alloggio da qualche anno. Da quando Andrea ha perso la casa. O meglio da quando il giudice ha affidato le figlie alla moglie, la casa alle figlie, quindi casa e figlie e moglie di là, lui di qua.
La roulotte non ha riscaldamento. Andrea esce intirizzito e va al bar a prendere un cappuccio sfregando le mani intirizzite. Per fortuna sono uno scout, si congratula tra sé. Scout una volta, scout per sempre.

Femminicidio #7

Ebbene, cara Lorenza, grazie per avermi detto che nella mia ultima lettera avevo sbagliato un sacco di congiuntivi.
Non riuscivo a vederli, l'ho riletta un sacco di volte senza vederli. Poi sono andato a mangiare, ho ripreso il lavoro, in una pausa ho buttato un occhio, ed eccoli là, come lucertole dispettose tra un sasso e un tubo di ferro, sotto il sole a picco.
È vero, sono tante le cose su cui possiamo passare, ma sui congiuntivi no.
Tu lo sai che non sono uno scrittore, non scrivo per farmi leggere né per diventare famoso.
Scrivo per disperazione, perché ho bisogno di buttare fuori le passioni che rumino.

mercoledì 12 dicembre 2012

Femminicidio #5 e #6



Amore mio.
Ecco, vorrei dirti solo questo, quando ti sveglierai tra un paio di ore: amore mio.
Non cercarmi, non mi farò trovare.
Non telefonarmi: il cellulare, come vedi, è qui, sopra questa lettera.
Non piangere. O forse, al contrario, piangi, piangi forte. Il pianto per le donne è come le urla e i pugni sul tavolo per gli uomini: un modo per pretendere i diritti che si arrogano. Ma io non sarò qui a provare compassione per te, perciò: piangi pure.
Ma non rimpiangermi, non vale la pena.

Femminicidio #4

 

Mentre infilo in bocca il croissant di crema e cioccolata, con smisurata lentezza, ne pregusto il sapore prima ancora di sentirlo. Una buona colazione al mattino, nella pasticceria di fronte alla chiesa di questo paese friulano, è tra le gioie della vita.
Nel frattempo scorro i titoli del giornale.
Politica, nazionale e internazionale. Ancora Obama, Berlusconi, Monti. Cose note, ragionamenti sempre uguali.
Nelle pagine interne leggo di un altro femminicidio. Il centodiciottesimo quest'anno. Qualcuno dice. Non so come li hanno contati, ma per me va bene che siano centodiciotto o millecentodiciotto. Fa lo stesso.
Chissà, penso, potrebbe essere una soluzione anche per il mio problema, non si sa mai.